lunedì 30 luglio 2012

PINO APRIGLIANO




L'uomo onesto, anche se muore giovane,
ha una sorte felice.
8Un anziano, infatti, non è circondato di
stima per la sua lunga vita
o per il numero degli anni.
9La saggezza vale più dei capelli bianchi
e una vita onesta più di una lunga
esistenza.
10Chi si rende gradito a Dio, da lui è amato
e, se vive in mezzo a gente cattiva,
Dio lo prende e lo fa vivere altrove;
11lo porta via perché il male
non lo inganni con il suo fascino,
non deformi il suo modo di pensare.
12Infatti il fascino di una vita frivola oscura
i veri valori
e la giostra dei desideri sconvolge l'uomo
senza difese.
13L'uomo giusto, invece, raggiunge in breve
tempo
la pienezza di tutta una vita.
14La sua esistenza piace al Signore
che lo toglie in fretta da un ambiente
malvagio.
Gli altri vedono ma non capiscono;
non vogliono rendersi conto
15che Dio riempie di amore quelli che lo
amano
e interviene a favore di quelli che si è
scelti.
16L'uomo onesto che muore
è condanna per i cattivi che restano in
vita;
e il giovane che ha raggiunto in poco
tempo la perfezione
è accusa per i cattivi e per la loro lunga
vecchiaia.
17Vedono la fine dell'uomo sapiente
ma non capiscono quel che Dio ha voluto
per lui
e la ragione per cui l'ha portato al sicuro.

venerdì 27 luglio 2012

IL FIDANZAMENTO


Nicola Paparo - Poeta

Si  Bona la 'ngarri

'I piecure sciarre
muntuni  pujisi
parrava  nu tat’à
a nu Santamarisi
ca jia assecutandu
‘nu  Sansugrinisi
ch’aviva  di dote
trecentu turnisi.
L’amaru  forisi
l’aviad’a Tiresa,
massara di casa,
a ru cittu  prumisu.
Manneddre  di lin’e
saccuni di lana
‘nd’avia  ‘ncunocchiatu
Tiresa e filatu
ppi  dote  ‘ncasciri a
ra fijia  sciabarra,
ch’ud’era  di murra,
nè faccia  ammucciata.
Lavatu  lu lin’ e
ra lana cardata
ù  pani bruniettu
ccu n’ugn’ì  salatu
manciava  ‘mpipatu.
‘Na sira  d’agura
l’ha  mamma  njiuccata.
Nu mienzu sicarru
s’è  Ciccu appicciatu,
ù  fijiu  tocchetta
s’è  misu stirata
e jiru  cuntient’a
purtar’a  ‘mbasciata
a  chira  cacajia
ch’ù  voza  prigata.
-Oi, tata, mi ‘njiorna,
oppuru  mi scura.-
-Si bona  la ‘ngarri
ti    dunad’onuri,
s’è  menza  liverza,
ti  minta pastura-





martedì 24 luglio 2012

Don Renato

 Don Renato Maria Cosentini
23/01/1924 - 24/07/2006
Sacerdote appassionato ha gustato fino all'ultimo la gioia dell'amicizia. Ha saputo assumersi i bisogni del suo tempo, della sua gente e soprattutto degli innocenti, deboli e indifesi. Tante giovani famiglie, oggi, benedicono la sua paternità che resterà pienamente in Dio, più luminosa e feconda.

Don Renato è stato un protagonista della storia di Scandale, in oltre mezzo secolo  di sacerdozio ha dato vita :
Alla Casa della Carità, vera casa e vera famiglia per tantissimi bambini, dall'infanzia tradita e abbondonata. Alla  Scuola Materna ,alla Scuola Elementare ,alla Scuola Magistrale dopo Liceo della Comunicazione, che oltre ad essere riferimento per l'istruzione di tantissimi alunni,sono state le Scuole che hanno   dato la possibilità a molti,  di avvicinarsi con fiducia  al mondo della Scuola e all'insegnamento.
Casa di accoglienza per gli anziani, riferimento per alcuni anni di  tutte quelle persone  nella terza età non più autosufficienti .
IL PRETE
Se il prete tiene la predica qualche minuto in più - è un parolaio
Se durante la predica parla forte - allora urla.
Se non predica forte - non si capisce niente.
Se possiede un auto personale - è capitalista, è mondano
Se non ha un auto personale - non sa adattarsi ai tempi di oggi
Se visita i suoi fedeli fuori dalla parrocchia - gironzola dappertutto.
Se visita di frequente le famiglie - non è mai in casa.
Se rimane in casa - non visita mai le famiglie.
Se parla di offerte e chiede qualcosa - pensa solo a far soldi.
Se non organizza feste, gite, incontri - in parrocchia non c'è vita.
Se confessa con calma - é interminabile.
Se fa in fretta - non sa ascoltare.
Se inizia la S. Messa con puntualità - ha l'orologio sempre davanti.
Se ha un piccolo ritardo - fa sempre perdere tempo.
Se abbellisce la chiesa - getta i soldi inutilmente.
Se non lo fa - lascia andare tutto in malora.
Se parla da solo con una donna - c'è sotto qualcosa.
Se parla da solo con uomo – eh!
Se prega in chiesa - non è un uomo d'azione.
Se si vede poco in chiesa - non è un uomo di Dio.
Se s'interessa degli altri - é un ficcanaso.
Se non si interessa - è un egoista.
Se parla di giustizia - fa della politica
Se cerca di essere prudente - è dì destra.
Se ha un po’ di coraggio - è di sinistra.
Se è giovane - non ha speranza.
Se è vecchio - è fuori dal tempo
Ma se il prete muore - non c'è nessuno che lo sostituisce.
(Don Mario Gatti)
(Le foto sono di Rosario Rizzuto " ByRos " ) 

lunedì 23 luglio 2012

LA MADONNA DELLA DIFESA DI SCANDALE

(Foto Iginio Pingitore)

Come ogni anno,  la prima domenica di agosto, si venera la Madonna, negli anni pari la Madonna della Difesa, negli anni dispari la Madonna del Condoleo.



Notazioni e Appunti di Rossi-Doria e delle sue collaboratrici (1955).


Le Madonne:
La Madonna di Condolio fa venire la pioggia e quella della Difesa fa venire il bel tempo.
Quando piove per lunghi giorni i contadini chiedono di fare portare la Madonna della Difesa in paese. La vanno a prendere al Santuario e la portano in chiesa. Succede la stessa cosa per la Madonna di Condoleo, quando non piove.
Il venerdì Santo. Ha luogo una processione il giovedì sera. La Madonna porta il Cristo morto. La statua è portata da quattro uomini sempre gli stessi e questo compito è fatto da famiglie da generazioni.
In paese sono 4 famiglie che si perpetuano questo compito da padre in figlio. Il venerdì mattina ha luogo un’altra processione alle 7. La Madonna dell’Addolorata è portata dai medesimi quattro uomini. Il Cristo morto è portato da giovani o uomini qualsiasi. Poi, la terza statua è quella di Gesù che fa orazione sotto gli ulivi.
In ordine viene il Cristo morto; Gesù tra gli ulivi e l’Addolorata. Prima di tutto viene il calvario. Alla fine della processione due bambini portano una piccola statua figurando il Cristo Re insanguinato.
Rosa, madre di 5 figli, diceva che avrebbe ancora avuti altri figli. Tutti quelli che vengono bisogna farli uscire e la bambina di 7 anni, aggiunse che devono rimanere nelle trippe. Tutti risero. La madre continuò, bisogna perbene far vedere i figli ai fratelli e alle sorelle.
Adolfo si vuole fare prete. Ha 8 anni. Improvvisamente, a tavola esclama: Mi faccio prete, ma quell’imbasciata non me la taglio.
Ma don Renato mo c’è lo dice al padre. Naturale che c’è lo dice il bambino l’ha vista.


Roma, Archivio ROSSI-DORIA, Notazioni ed appunti tratti dalle interviste agli abitanti di Scandale (1955), Volume II, fascicolo 9.
Dal Blog Storia di Scandale di Gino Santoro .
Festeggiamenti 2012 :


domenica 22 luglio 2012

I RACCONTI DI EZIO SCARAMUZZINO

Bozzetto di paese
"U vettu e ra squigghia" 
Tra i giuochi della mia fanciullezza c’era quello d’ “u vettu e ra squigghia”, oggi del tutto scomparso e sostituito da ben altri giochi e passatempi. A quel che ne so, il giuoco ha tanti nomi diversi nei vari dialetti,  come “lippa” o “scianco”, ed era anche praticato con un’infinità di regole diverse. Al mio paese si giocava con due legni, di cui uno più lungo, il vettu, e l’altro più corto e appuntito sui due lati, la squigghia. Si scavava per terra una piccola fossa lunga e stretta, dove si poneva la squigghia, che veniva fatta rimbalzare e colpita in aria con il vettu, allo scopo di farla andare il più lontano possibile. Vinceva chi mandava la squigghia più lontano degli altri. Ma c’erano alcune varianti e soprattutto esso era molto pericoloso. Quella squigghia spesso volteggiava in modo inaspettato e non era infrequente che cadesse sulla testa di qualcuno, ma anche il vettu faceva la sua parte, perché era spesso maneggiato in modo maldestro e tante volte, invece di colpire la squigghia, colpiva la testa di qualche malcapitato, quando non sfuggiva dalle mani di qualcuno, con esiti del tutto imprevisti.
In genere, proprio per evitare incidenti agli estranei, si andava a giocare su una collinetta  fuori paese,il “timpone”, oggi deturpata dalla speculazione edilizia, ma allora ricoperta interamente di ulivi. Tra i rami di quelle piante spesso finiva col  posarsi la squigghia, che poi cercavamo di recuperare con un fitto lancio di pietre e con qualche pericolo supplementare per le nostre teste.
Allora i bambini erano spesso rasati a zero, forse per motivi di prevenzione, perché i pidocchi non erano degli animaletti del tutto sconosciuti nelle aule scolastiche, ma anche per motivi economici, perché così si poteva maggiormente diluire nel tempo il successivo taglio di capelli. In quelle circostanze, i bambini esibivano le cicatrici sulla testa  come dei trofei di guerra e non era da escludersi che qualcuno, che si fosse trovato con la testa completamente liscia, se ne vergognasse un pochino.
Ogni tanto, dopo l’uscita da scuola, specie in inverno quando le giornate erano corte e al pomeriggio non  si aveva molto tempo a disposizione, non disdegnavamo di fare una partitella veloce, anche per strada o addirittura nella piazzetta principale del paese.

sabato 21 luglio 2012

L’acqua è un bene pubblico: non può essere privatizzata. Lo ha sentenziato la Corte Costituzionale


La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale
dell’articolo 4 della cosiddetta “Manovra bis”
del 2011 (Dl 13 agosto 2011, n. 138),
relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Sentenza n. 199/2012, Cost.
E’ vietato ripristinare norme abrogate dai referendum
La Consulta rileva infatti che «la disposizione, del decreto Tremonti, impugnata, viola il divieto di ripristino della normativa abrogata dalla volontà popolare desumibile dall’articolo 75 Costituzione».
Il riferimento è ai due referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua tenutisi l’anno passato il cui esito è stato favorevole alle tesi dei promotori, a cominciare dai movimenti per l’acqua pubblica.
Ad essere censurata dai giudici della Corte costituzionale è quindi la norma promossa dall’ultimo Governo Berlusconi tesa a reintrodurre la normativa sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali abrogata dal referendum popolare.
Norme bocciate riproposte senza modifiche
Scrivono i giudici: «a distanza di meno di un mese dalla pubblicazione del decreto dichiarativo dell’avvenuta abrogazione dell’articolo 23-bis del Dl n. 112 del 2008, il governo é intervenuto nuovamente sulla materia» con l’articolo 4 della Manovra bis 2011.
Il quale, «nonostante sia intitolato “Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall’Unione europea”, detta una nuova disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica».
La disciplina censurata dalla Corte «non solo é contraddistinta dalla medesima ratio di quella abrogata, in quanto opera una drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti in house, al di là di quanto prescritto dalla normativa comunitaria, ma é anche letteralmente riproduttiva, in buona parte, di svariate disposizioni» abrogate dal referendum.

La sentenza restituisce la voce ai cittadini italiani e la democrazia al nostro Paese.
E’ una sentenza che blocca anche tutte le modificazioni successive, compresa quelle del Governo Monti.
Dopo la straordinaria vittoria referendaria costruita dal basso, oggi è chiaro che deve essere rispettato quello che hanno scelto 27 milioni di italiani:
l’acqua e i servizi pubblici devono essere pubblici!

giovedì 19 luglio 2012

Prof. FRANCO FEDERICO



IL RUOLO DELLA FAMIGLIA NELL'EDUCAZIONE ALLA LETTURA


       A dispetto della diffusa percezione di una sua funzione educativa sempre più ridotta - insidiata com'è dalle altre agenzie formative - la famiglia continua a conservare tutta la propria importanza, anzi la vede moralmente accresciuta per effetto dei delicati compiti che sono venuti ad aggiungersi nell'odierna società di massa. L'educazione alla lettura rappresenta certamente uno di quei compiti nello svolgimento del quale insostituibile, ovvero determinante, appare l'apporto che può essere fornito dalla famiglia.
      Va, innanzitutto, sgombrato il campo da quel semplicistico pregiudizio, frutto della tradizionale impostazione socio-pedagogica di stampo marxista, secondo cui l'appartenenza ad un ceto socialmente e culturalmente elevato garantisca l'automatico insorgere dell'interesse per la lettura. La questione è un po' più complicata di quanto non appaia a prima vista. Ammesso e non concesso che i genitori benestanti ed istruiti esprimano sempre grande sensibilità nei confronti del proprio dovere educativo e, nel caso specifico, dell'obiettivo della lettura, vi è da constatare che lo zelo familiare per la lettura è sì elemento necessario, ma non sufficiente per l'acquisizione dell'abitudine del leggere. In altre parole, non basta desiderare che i propri figli leggano perché ciò avvenga; ma l'assumere un impegno concreto in tal senso non può non sortire dei risultati.
      Un fattore capace di determinare i presupposti per l'avvio di un diverso impiego del tempo libero è costituito dallo stile di vita familiare che, per ciò stesso, può risultare tale da favorire o ostacolare l'attività di lettura. Fattori favorevoli a quest'ultima, come si può facilmente intuire, sono da ritenere la serenità, la calma ed il rispetto reciproco delle esigenze e degli spazi di ciascuno. I conflitti, le incomprensioni o la mancanza dello spazio necessario al raccoglimento della lettura possono, al contrario, rappresentare ostacoli molto forti. Si pensi, ad esempio, a quell'eccesso di trambusto che suole talvolta contraddistinguere la vita delle famiglie numerose per il continuo andirivieni di parenti, amici, vicini di casa o per i continui squilli del telefono.
      La concentrazione e il tempo necessari al leggere possono, inoltre, venir meno per l'abitudine di certe famiglie di restare, per parecchie ore della giornata, tutti inchiodati davanti al televisore o fuori casa. Dell'incidenza del fattore televisivo sulla lettura ci si è già occupati ampiamente in "Viaggio nel mondo della lettura, che si trova in Questioni educative, ovvero in: Educazione alla lettura"; qui importa soltanto porre l'accento sulla non poca responsabilità che, in rapporto all'uso eccessivo del mezzo televisivo da parte dei figli, è da attribuirsi ai genitori.

martedì 17 luglio 2012

Lucio Dalla - Poeta



Ti ho guardata e per il momento
non esistono 2 occhi come i tuoi
così neri così soli
che se mi guardi ancora e non li muovi
diventan belli anche i miei

e si capisce da come ridi
che fai finta che non capisci, non vuoi guai
ma ti giuro che per quella bocca
che se ti guardo diventa rossa, morirei

Ma chissà se lo sai
ma chissà se lo sai
forse tu non lo sai
no, tu non lo sai

Così parliamo delle distanze
e del cielo e di dove andrà a dormire la luna
quando esce il sole
chissà com'era la terra prima che ci fosse l'amore
sotto quale stella tra 1000 anni
se ci sarà una stella
ci si potrà abbracciare
Poi la notte col suo silenzio regolare
quel silenzio che a volte sembra la morte
mi dà il coraggio di parlare
e di dirti tranquillamente
di dirtelo finalmente che ti amo
e che di amarti non smetterò mai
così adesso lo sai, così adesso lo sai...


Vecchioni legge e interpreta "L'anno che verrà" 

sabato 14 luglio 2012

I RACCONTI DI EZIO SCARAMUZZINO



Gli anni perduti
Sono al paese, che non rivedo da un po’ di tempo. Non mi è facile trovare un posteggio, cosa una volta facilissima. Giro tutt’intorno, in lungo e in largo, e alla fine  trovo un angolino in piazza Oberdan, di fianco alla colonnina del carburante, dove una volta le auto si fermavano a fare il pieno con un paio di migliaia di Lire. Gaetano Citriniti, il gestore, interrompeva ogni altra attività del suo multiforme esercizio commerciale ed accorreva ogni volta che qualche autista impaziente lo chiamava a colpi di clacson. Ricordo le risate tra amici, quando qualcuno raccontava del contadino che, vista per la prima volta quella colonnina che misurava il carburante con delle lancette, si fermò a regolare il suo orologio. Ora Gaetano non c’è più, anche la pompa di benzina sembra abbandonata ed è chiusa anche la porta di quella sua cantina, dove una volta tanti paesani andavano a bere un bicchiere di vino, magari con un rametto di sedano che faceva capolino da una delle tasche della giacca.
Fa molto caldo e il sole picchia in maniera inclemente sulle persone e sulle cose. Ho bisogno di un po’ d’ombra e mi dirigo sul lato opposto della piazza, sulla veranda, dove una volta era l’ingresso del Bar Centrale. In quel bar, ancora ragazzo, ho giocato le mie prime partite di Terziglio e, insieme con gli amici di un tempo, ho dato alimento ai primi sogni della mia vita. Lì ho conosciuto alcune persone, che ricordo ancora con gratitudine e simpatia, come l’avvocato Giuseppe Barca  o il truffatore Cesarino Moncalvo. Lì ho trascorso una parte della mia giovinezza ad osservare il passeggio sulla piazza antistante o a scambiare quattro chiacchiere con Gigi Paparo, il proprietario del bar. Gigi gestiva contemporaneamente il bar ed un negozio di alimentari posto sul retro e correva da una parte all’altra, sempre con una biro appoggiata sull’orecchio destro, che afferrava velocemente  per fare conti e riponeva subito dopo in miracoloso equilibrio. Quando c’erano pochi avventori ed il lavoro era ridotto al minimo, Gigi ne approfittava per leggere la sua immancabile ed amata Domenica del Corriere, che teneva sempre al suo fianco e che metteva a disposizione dei clienti solo quando usciva il nuovo numero. Ricordo ancora con affetto Gigi, che sarebbe scomparso prematuramente, lasciando nel dolore la moglie e i tre figli.

(Archivio Fotografico Aprigliano L.)

Sulla veranda non ci sono più le sedie e i tavolini di un tempo e la porta di ingresso è malinconicamente chiusa. Mi siedo all’ombra sul marciapiede antistante e osservo da lontano, sul lato opposto della piazza, le finestre e la porta chiusa del Bar Sportivo. Solo l’insegna in alto, scolpita in cemento, ricorda che lì c’era un altro ritrovo di noi giovani, che vi andavamo a giocare al flipper o al calcio balilla. Il gestore era un giovane come noi, Gaetano, e passava più tempo con noi a giocare, che dietro il bancone a servire i rari clienti. Si giocava molto al flipper allora e il premio per il vincitore dei vari tornei era quasi sempre una piccola torta Fiesta, che vinsi più di una volta, suddividendola poi con gli amici e bevendoci sopra un bicchiere di birra. Gaetano un giorno, assunto come vigile urbano, avrebbe cessato di fare il barman, preferendo giustamente lo stipendio modesto, ma sicuro, alla fine del mese, piuttosto che gli incassi aleatori della sua attività commerciale.

mercoledì 4 luglio 2012

NIALL ALSOPP E IL SUO AMORE PER LA CALABRIA


Niall Allsop è nato a Belfast, Irlanda del Nord,  ha iniziato a  lavorare come insegnante di scuola elementare a Londra  nel 1971.
 Ha lasciato l'insegnamento nel 1981 per seguire una carriera come freelance foto-giornalista specializzato nella fotografia di  corsi d'acqua del Regno Unito  e ha lavorato   in questo campo  come collaboratore di numerose riviste nazionali e come autore di diversi libri.

 

A settembre del 2008 con la moglie, Kay, si  sono  trasferiti  in Calabria, Santa Severina nel Marchesato Crotonese dove si godono la loro pensione  .


Niall continua a raccontare i  suoi viaggi e le sue esperienze nella Magna Graecia  come avevano fatto in passato George Gissing  (Sulle rive dello ionio ) e Norman Douglas
(Vecchia Calabria)

Alcuni dei suoi  libri in lingua inglese  :



Inciampando in Italia
Racconti di Toscana, Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria.
Nel settembre 1999 Niall Allsop e la moglie Kay sono venuti   per la prima volta in Italia a Pisa .
Nei sei mesi successivi sono tornati e hanno visitato l'Italia almeno due volte l'anno, predilegendo  le  province  meridionali della Puglia  della Calabria e le isole di Sicilia e Sardegna.
Inciampando in Italia è la cronaca un pò ironica dei loro viaggi in Italia e delle persone  incontrate fino all'estate del 2008 .


Grattare  la punta d'Italia
Aspettanto quello che non ti aspetti in Calabria
è una toccante cronaca della perseveranza e dell'ottimismo, della lotta per venire alle prese con un nuovo linguaggio e una nuova cultura, di come si  puo' iniziare un nuovo giorno
che sarà quasi certamente  come non era previsto .

Grattare  la punta d'Italia, continua la storia da dove Inciampando in Italia l'aveva lasciata e spiega come è nata la voglia  di trasferirsi in Italia  e la quotidianità di due pensionati Inglesi a Santa Severina.

Sarebbe interessante poter leggere questi libri in Lingua italiana .

Link:
http://www.amazon.com/Niall-Allsop/e/B004G0R4X6