sabato 21 luglio 2012

L’acqua è un bene pubblico: non può essere privatizzata. Lo ha sentenziato la Corte Costituzionale


La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale
dell’articolo 4 della cosiddetta “Manovra bis”
del 2011 (Dl 13 agosto 2011, n. 138),
relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Sentenza n. 199/2012, Cost.
E’ vietato ripristinare norme abrogate dai referendum
La Consulta rileva infatti che «la disposizione, del decreto Tremonti, impugnata, viola il divieto di ripristino della normativa abrogata dalla volontà popolare desumibile dall’articolo 75 Costituzione».
Il riferimento è ai due referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua tenutisi l’anno passato il cui esito è stato favorevole alle tesi dei promotori, a cominciare dai movimenti per l’acqua pubblica.
Ad essere censurata dai giudici della Corte costituzionale è quindi la norma promossa dall’ultimo Governo Berlusconi tesa a reintrodurre la normativa sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali abrogata dal referendum popolare.
Norme bocciate riproposte senza modifiche
Scrivono i giudici: «a distanza di meno di un mese dalla pubblicazione del decreto dichiarativo dell’avvenuta abrogazione dell’articolo 23-bis del Dl n. 112 del 2008, il governo é intervenuto nuovamente sulla materia» con l’articolo 4 della Manovra bis 2011.
Il quale, «nonostante sia intitolato “Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall’Unione europea”, detta una nuova disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica».
La disciplina censurata dalla Corte «non solo é contraddistinta dalla medesima ratio di quella abrogata, in quanto opera una drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti in house, al di là di quanto prescritto dalla normativa comunitaria, ma é anche letteralmente riproduttiva, in buona parte, di svariate disposizioni» abrogate dal referendum.

La sentenza restituisce la voce ai cittadini italiani e la democrazia al nostro Paese.
E’ una sentenza che blocca anche tutte le modificazioni successive, compresa quelle del Governo Monti.
Dopo la straordinaria vittoria referendaria costruita dal basso, oggi è chiaro che deve essere rispettato quello che hanno scelto 27 milioni di italiani:
l’acqua e i servizi pubblici devono essere pubblici!

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