LUIGI DEMME, una breve parabola poetica

Luigi Demme, una breve parabola poetica
Pienamente uomo del suo tempo, ha partecipato ai sentimenti di angoscia e dolore del tempo tirando fuori la grande esperienza didattica, attingendo a pieni mani, mai con superbia, nella sua profonda cultura.


A poesia da terra

“Bonasira papà, bona vinutu,
assettati assa bbanca, apparicchiata,
stenda nu pocu u visu aru surrisu,
doppu a fatiga i s’amara iurnata.

Stasira papà fammi cuntiantu,
a verità tu sulu ma po diri:
a poesia i sa terra tantu ngrata,
sulu subba li libri aiu liiri?

A sira nu ti siantu mai cantari,
i jistimi nda fa na litania,
a fortuna ti siantu cuntrariari
e nu mi tiani mai mbrazza a tia.

Eppure, sicundu i libri, si cuntiantu:
mmianzu a ru virdi passi la jurnata,
suanni bona ricota di frumiantu
e l’aciaddri ti fannu a sirinata.

Stenda papà na manu tremolanti,
ma posa subba capu timurusu,
sta ancora nu pocu titubanti,
ma po mi dicia cu tuanu amoruso:

Figghio quant’è difficili parrari
quandu rumba intri i ricchi lu tratturi,
quandu frisca ntra capu a tramontana,
quandu pisanu ncuarpu li suduri.

A verità però ti l’haiu diri:
a poesia da terra è na bugia,
e passatiampu pi ri littirati,
pi chini campa ancora i fantasia.” 


Qualche anno fa il poeta Mario Luzi scriveva: “perché non credere nel valore della poesia? L’opera di civilizzazione della poesia continua sempre, anche se oggi viviamo in un’epoca che sembra divergere da essa, che sembra metterne in discussione la credibilità”.
Insomma la poesia è sempre attuale, da qualsiasi tempo, da qualunque luogo e da chiunque provenga, la poesia è sempre viva.
E viva è la poesia di Luigi Demme (Scandale 1937 – 1977), il poeta che dalla sua breve parabola esistenziale seppe e volle proporci versi autobiografici sì ma semplici e fortemente incisivi.
Luigi Demme era di origini contadine e, ultimo di dieci figli, ha avuto il privilegio (come spesso diceva tra amici) di studiare. Giovanissimo conseguì il diploma di maestro elementare e, dopo l’inevitabile tirocinio di emigrante per alcuni anni in Germania come insegnante, tornò nella sua Scandale per continuare il suo lavoro di educatore tra “alunni di oggi e di ieri,/ mia unica grande famiglia,/ segreto conforto alle mie fatiche,/ sprono costante al lavoro giornaliero.”
Nel suo breve arco di vita è stato anche impegnato nel sociale per contribuire al miglioramento socio-culturale della sua terra. Per questo l’Amministrazione comunale di Scandale lo ha voluto ringraziare e ricordare alle nuove generazioni donando il suo nome al campo di calcio.
Negli ultimi anni di vita, come se sentisse vicino il traguardo della propria esistenza, volle lasciare alla sua Scandale e ai figli, che custodiscono amorevolmente, una silloge inedita di poesie e una commedia, che meriterebbero più attenzione e pubblicazione. 


La poesia del Demme è un disarmante attaccamento agli antichi valori, alla propria terra, una incontaminata purezza di affetti. È un cuore semplice, quello di Luigi, ed io che l’ho conosciuto, seppur per poco tempo, testimonio un cuore dai grandi slanci e dalle autentiche passioni: per i contadini della campagna scandalese, per i bambini della sua scuola, per i giovani ai quali dice “tuo è il mondo di oggi/ ancora tua la realtà di domani/ l’ieri è nulla è tradimento/ è incapacità di rivolta”.
Pienamente uomo del suo tempo, ha partecipato ai sentimenti di angoscia e dolore del tempo tirando fuori la grande esperienza didattica, attingendo a pieni mani, mai con superbia, nella sua profonda cultura. Una cultura che è andata sempre a braccetto con la sincera e autentica disponibilità verso gli altri.

Pietà

“Pietà: semplici lagrime versate
sull’immagine del Cristo sanguinante.
Pietà: lamentevole invocazione
negli spirituals della gente di colore.

Pietà: scheletrico corpo
del fratello giallo adagiato sulla sponda del Gange.
Pietà: anonimo pianto
sulla vittima del falso progresso.

Pietà: coraggiosa rinuncia all’Io
per ritrovarsi umilmente negli altri.
Pietà: paura di ammorbare
fresca e limpida acqua di fonte.

Pietà: orecchie sensibili
Al pianto di madre natura.”

Mimmo Stirparo