lunedì 21 aprile 2014

Rubin "Hurricane" Carter 05/06/1937 - 04/20/2014

Fa sempre male quando un simbolo scompare, come il leggendario Hurricane, morto oggi. Rubin "Hurricane" Carter, il pugile nero vittima di un clamoroso, e solo apparente, errore giudiziario. In realtà Hurricane, come Sacco E Vanzetti, sono state vittime di un sistema marcio in una finta giustizia al servizio del più forte e di aberranti convenzioni. 
                                                                                 Angelo Branduardi


BOB Dylan - Hurricane (Uragano)

La pistola spara nel locale notturno,
entra Patty Valentine da una camera soprastante la sala
e vede il barista in una pozza di sangue
piange, "mio dio, li hanno uccisi tutti"
qui inizia la storia di Hurricane
l'uomo che le autorità hanno accusato
per qualcosa che lui non ha mai fatto
l'hanno messo in prigione, ma un tempo lui avrebbe potuto essere
Il campione del mondo

Patty vede tre corpi stesi a terra
e un altro uomo chiamato Bello, che si muove furtivamente
"io non l'ho fatto" disse lui agitando le mani
"stavo solo derubando la cassa, spero che capisci
li ho visti uscire" disse, e si fermò
"uno di noi farebbe meglio a chiamare la polizia"
e cosi Patty chiamò la polizia
arrivarono sulla scena con le sirene lampeggianti
in quella calda notte nel New Jersey

Nel frattempo, lontano in un'altra parte della città
Rubin Carter e alcuni amici girano in auto
il primo contendente della corona per i pesi medi
non ha idea di che merda stava per succedere
quando un poliziotto lo fece accostare sulla strada
come tempo prima e tempo prima ancora
A Paterson questo è come le cose possono accadere
se sei nero non devi farti vedere per strada
a meno che non vuoi accettare la sfida

Alfred Bello aveva un partner che aveva una soffiata per la polizia
lui ed Arthur Dexter Bradley si aggiravano nella zona
Disse "ho visto due uomini correre fuori, sembravano pesi medi
sono saltati in un'auto bianca con targa di "fuori"
e Miss Patty Valentine semplicemente accennò con il capo
il poliziotto disse "aspettate un minuto, ragazzi, questo qui non è morto"
cosi lo portarono in infermeria

venerdì 18 aprile 2014



Gabriel García Márquez è morto. Lo scrittore colombiano aveva 87 anni ed era ricoverato in un ospedale di Città del Messico, a causa dell’improvviso aggravarsi di una polmonite.

Premio Nobel per la letteratura nel 1982, «Gabo», come era soprannominato deve la sua notorietà principalmente all'attività di scrittore, nella quale si è espresso ad un altissimo livello, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica in tutto il mondo.

È considerato il maggior esponente del cosiddetto realismo magico in narrativa, ha contribuito a rilanciare fortemente l'interesse per la letteratura latinoamericana e ha raggiunto la massima notorietà con Cent'anni di solitudine.

Il romanzo è stato votato, durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena nel marzo del 2007, come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduta solo da Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.

E tuttavia è stato molto più che l’autore di un solo libro. Tra i più famosi: «L’autunno del patriarca», «Cronaca di una morte annunciata», «L’amore ai tempi del colera», «Il generale nel suo labirinto».

Amico intimo e dichiarato di Fidel Castro, simpatizzante del regime di Chavez in Venezuela, ma anche avversario dichiarato dei mercanti di droga e morte della sua Colombia. E amico-nemico di un altro grandissimo scrittore sudamericano, Nobel come lui ma di opinioni politiche opposte: il peruviano Mario Vargas Llosa, liberale e anche rivale in amore, capace di sfidarlo a pugni in una rissa, salvo poi lodarlo come un gigante della letteratura.

Era malato di tumore dal 1999 e aveva smesso di scrivere. L'ultimo suo romanzo è stato «Memoria delle mie puttane tristi».

 Citazioni :
  • Aveva sentito dire che la gente non muore quando deve, ma quando vuole..
  • Il bisogno ha la faccia di cane.
  • Il tempo passa senza far rumore.
  • Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. – È vero – le rispose lui – ma farai bene a non crederci. –
  • Gli disse che l'amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera – quanto più intensa.
  • La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
  • Osservò all'improvviso che la sua bellezza si era disfatta e che ora gli faceva male fisicamente come un tumore o come un cancro. Sì, bisognava abbandonare la bellezza in un luogo qualunque; all'angolo di una strada, in un cantuccio suburbano. o abbandonarla nel guardaroba di un ristorante di seconda classe come un vecchio cappotto inservibile.
  • Preferiamo una tomba in Colombia che una cella negli Stati Uniti.

sabato 5 aprile 2014

L'Agricoltura Sinergica

l'arte di coltivare lasciando fare alla terra 

L'Agricoltura Sinergica
L'Agricoltura Sinergica è un metodo di coltivazione elaborato dall'agricoltrice spagnola Emilia Hazelip.
Si basa sul principio, ampiamente dimostrato dai più aggiornati studi microbiologici, che, mentre la terra fa crescere le piante, le piante creano suolo fertile attraverso i propri "essudati radicali", i residui organici che lasciano e la loro attività chimica, insieme a microrganismi, batteri, funghi e lombrichi.
I prodotti ottenuti con questa pratica hanno una diversa qualità, un diverso sapore, una diversa energia e una maggiore resistenza agli agenti che portano malattie; attraverso questo modo di coltivare viene restituito alla terra, in termini energetici, più di quanto si prende, promuovendo i meccanismi di autofertilità del suolo e facendo dell'agricoltura un'attività umana sostenibile.
  

Masanobu Fukuoka

Uno dei primi al mondo ad interessarsi di agricoltura naturale fu Masanobu Fukuoka. Un microbiologo ed agricoltore giapponese che dopo aver lavorato in un laboratorio di ricerca capì che in agricoltura i problemi sorgono quando l’uomo tenta di superare la natura.
Gli equilibri naturali che gestiscono un ecosistema sono perfetti fino a che l’uomo non li modifica nel tentativo di migliorarli.
La tecnica del “non fare” di Masanobu Fukuoka raggiunse la sua massima efficienza dopo 30 anni di osservazioni e studi. Il metodo Fukuoka è di una semplicità estrema e si può riassumere in tre fasi. Seminare, Pacciamare e raccogliere. Maestro e filosofo Fukuoka è stata la più alta voce in capitolo dell’agricoltura naturale Giapponese. Studenti, agronomi  e scienziati di tutto il mondo sono andati a studiare e verificare il suo metodo, che data la validità è poi stato esportato in ogni parte del mondo. Il lavoro di Fukuoka è stato adattato al clima europeo da Emilia Hazelip, da Marc Bonfils e da molti altri.

Nella Rivoluzione del filo di paglia Vic Sussman ci accompagna in un viaggio in Giappone nella fattoria di Masanobu Fukuoka per vedere da vicino la sua tecnica e per ascoltare direttamente da lui i suoi preziosi insegnamenti. Fukuoka non usava macchinari agricoli, non usava prodotti chimici, e nella sua fattoria non esistevano comodità moderne che distraevano e non permettavano di sviluppare quella sensibilità necessaria ad ascoltare le voce della natura.  Non arando il terreno andava contro le regole sulle quali l’agricoltura si basava da millenni,  e nonostante non inondasse la risaia per tutta l’estate, la resa del suo campo di riso era paragonabile a quella di una risaia moderna coltivata con fertilizzanti e pesticidi chimici.
Fukuoka vedeva l’agricoltura come un cammino per raggiungere la saggezza. Non era importante il raccolto ottenuto da un campo ma l’elevazione spirituale e la consapevolezza che si acquisivano nel coltivarlo. L’osservazione della natura e l’imitazione dei processi naturali portarono Fukuoka a sviluppare metodi semplicissimi ma molto efficienti come la pacciamatura usando la paglia che normalmente gli altri agricoltori bruciavano, la consociazione di piante azoto fissatrici o il Nengo-Dango che consiste nel creare palline di argilla contenenti i semi da spargere sul campo. Fukuoka diceva che inviare queste palline a tutto il mondo era molto più utile che costruire industrie di fertilizzanti e diceva che invece di usare gli aerei per lanciare bombe, bisognava usarli per lanciare le palline di semi. Egli cercava di imitare la natura quanto più poteva e la aiutava invece di lottare per migliorarla.
Aveva creato un ecosistema stabile nel quale tutti gli esseri viventi cooperavano in armonia. Dai più piccoli microbi e batteri che cooperando con le radici delle piante fertilizzavano il sottosuolo, agli animali più grandi come gli uccelli, rane e capre che fertilizzavano la superficie costantemente coperta da un manto di sostanza organica. Un equilibrio perfetto che non veniva  toccato dalle malattie e dagli insetti che a volte infestavano la valle.

mercoledì 2 aprile 2014

Musica e cultura in libreria

"C'era una volta...il teatro-canzone. Il signor G e gli altri"