sabato 5 aprile 2014

L'Agricoltura Sinergica

l'arte di coltivare lasciando fare alla terra 

L'Agricoltura Sinergica
L'Agricoltura Sinergica è un metodo di coltivazione elaborato dall'agricoltrice spagnola Emilia Hazelip.
Si basa sul principio, ampiamente dimostrato dai più aggiornati studi microbiologici, che, mentre la terra fa crescere le piante, le piante creano suolo fertile attraverso i propri "essudati radicali", i residui organici che lasciano e la loro attività chimica, insieme a microrganismi, batteri, funghi e lombrichi.
I prodotti ottenuti con questa pratica hanno una diversa qualità, un diverso sapore, una diversa energia e una maggiore resistenza agli agenti che portano malattie; attraverso questo modo di coltivare viene restituito alla terra, in termini energetici, più di quanto si prende, promuovendo i meccanismi di autofertilità del suolo e facendo dell'agricoltura un'attività umana sostenibile.
  

Masanobu Fukuoka

Uno dei primi al mondo ad interessarsi di agricoltura naturale fu Masanobu Fukuoka. Un microbiologo ed agricoltore giapponese che dopo aver lavorato in un laboratorio di ricerca capì che in agricoltura i problemi sorgono quando l’uomo tenta di superare la natura.
Gli equilibri naturali che gestiscono un ecosistema sono perfetti fino a che l’uomo non li modifica nel tentativo di migliorarli.
La tecnica del “non fare” di Masanobu Fukuoka raggiunse la sua massima efficienza dopo 30 anni di osservazioni e studi. Il metodo Fukuoka è di una semplicità estrema e si può riassumere in tre fasi. Seminare, Pacciamare e raccogliere. Maestro e filosofo Fukuoka è stata la più alta voce in capitolo dell’agricoltura naturale Giapponese. Studenti, agronomi  e scienziati di tutto il mondo sono andati a studiare e verificare il suo metodo, che data la validità è poi stato esportato in ogni parte del mondo. Il lavoro di Fukuoka è stato adattato al clima europeo da Emilia Hazelip, da Marc Bonfils e da molti altri.

Nella Rivoluzione del filo di paglia Vic Sussman ci accompagna in un viaggio in Giappone nella fattoria di Masanobu Fukuoka per vedere da vicino la sua tecnica e per ascoltare direttamente da lui i suoi preziosi insegnamenti. Fukuoka non usava macchinari agricoli, non usava prodotti chimici, e nella sua fattoria non esistevano comodità moderne che distraevano e non permettavano di sviluppare quella sensibilità necessaria ad ascoltare le voce della natura.  Non arando il terreno andava contro le regole sulle quali l’agricoltura si basava da millenni,  e nonostante non inondasse la risaia per tutta l’estate, la resa del suo campo di riso era paragonabile a quella di una risaia moderna coltivata con fertilizzanti e pesticidi chimici.
Fukuoka vedeva l’agricoltura come un cammino per raggiungere la saggezza. Non era importante il raccolto ottenuto da un campo ma l’elevazione spirituale e la consapevolezza che si acquisivano nel coltivarlo. L’osservazione della natura e l’imitazione dei processi naturali portarono Fukuoka a sviluppare metodi semplicissimi ma molto efficienti come la pacciamatura usando la paglia che normalmente gli altri agricoltori bruciavano, la consociazione di piante azoto fissatrici o il Nengo-Dango che consiste nel creare palline di argilla contenenti i semi da spargere sul campo. Fukuoka diceva che inviare queste palline a tutto il mondo era molto più utile che costruire industrie di fertilizzanti e diceva che invece di usare gli aerei per lanciare bombe, bisognava usarli per lanciare le palline di semi. Egli cercava di imitare la natura quanto più poteva e la aiutava invece di lottare per migliorarla.
Aveva creato un ecosistema stabile nel quale tutti gli esseri viventi cooperavano in armonia. Dai più piccoli microbi e batteri che cooperando con le radici delle piante fertilizzavano il sottosuolo, agli animali più grandi come gli uccelli, rane e capre che fertilizzavano la superficie costantemente coperta da un manto di sostanza organica. Un equilibrio perfetto che non veniva  toccato dalle malattie e dagli insetti che a volte infestavano la valle.

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