venerdì 18 aprile 2014



Gabriel García Márquez è morto. Lo scrittore colombiano aveva 87 anni ed era ricoverato in un ospedale di Città del Messico, a causa dell’improvviso aggravarsi di una polmonite.

Premio Nobel per la letteratura nel 1982, «Gabo», come era soprannominato deve la sua notorietà principalmente all'attività di scrittore, nella quale si è espresso ad un altissimo livello, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica in tutto il mondo.

È considerato il maggior esponente del cosiddetto realismo magico in narrativa, ha contribuito a rilanciare fortemente l'interesse per la letteratura latinoamericana e ha raggiunto la massima notorietà con Cent'anni di solitudine.

Il romanzo è stato votato, durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena nel marzo del 2007, come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduta solo da Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.

E tuttavia è stato molto più che l’autore di un solo libro. Tra i più famosi: «L’autunno del patriarca», «Cronaca di una morte annunciata», «L’amore ai tempi del colera», «Il generale nel suo labirinto».

Amico intimo e dichiarato di Fidel Castro, simpatizzante del regime di Chavez in Venezuela, ma anche avversario dichiarato dei mercanti di droga e morte della sua Colombia. E amico-nemico di un altro grandissimo scrittore sudamericano, Nobel come lui ma di opinioni politiche opposte: il peruviano Mario Vargas Llosa, liberale e anche rivale in amore, capace di sfidarlo a pugni in una rissa, salvo poi lodarlo come un gigante della letteratura.

Era malato di tumore dal 1999 e aveva smesso di scrivere. L'ultimo suo romanzo è stato «Memoria delle mie puttane tristi».

 Citazioni :
  • Aveva sentito dire che la gente non muore quando deve, ma quando vuole..
  • Il bisogno ha la faccia di cane.
  • Il tempo passa senza far rumore.
  • Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. – È vero – le rispose lui – ma farai bene a non crederci. –
  • Gli disse che l'amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera – quanto più intensa.
  • La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
  • Osservò all'improvviso che la sua bellezza si era disfatta e che ora gli faceva male fisicamente come un tumore o come un cancro. Sì, bisognava abbandonare la bellezza in un luogo qualunque; all'angolo di una strada, in un cantuccio suburbano. o abbandonarla nel guardaroba di un ristorante di seconda classe come un vecchio cappotto inservibile.
  • Preferiamo una tomba in Colombia che una cella negli Stati Uniti.

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