Quando gli
ordini li dava donna
“Nina ‘a
Roccantoni”
di Pasquale Patamia -
L’incredibile
vita della “bagnarota” che trasformò il commercio - Le donne di
Bagnara
giravano l’Italia, scalze, con i soli scaldamuscoli ed una cesta a sponde
basse in
bilico sulla testa con i pesci o i lupini che andavano a vendere fino a
Trieste! Si
dedicarono dopo molto attivamente al contrabbando del sale dalla
Sicilia al
resto della penisola
GIOIA TAURO - Agli inizi
degli anni 30, intere famiglie
di bagnaroti, composte
prevalentemente da donne, vennero
ad allargare la piccola
comunità dei pescatori gioiesi
spostandosi da Bagnara
a Gioia Tauro (trasportando le
proprie masserizie con
la barca via mare) attratte dalla
sviluppatis-sima
attività marinara di Gioia Tauro, all’epoca
tra le più fiorente del
basso tirreno.
Ascoltando i racconti
che fanno riferimento ad oltre
mezzo secolo fa, emerge
nella cultura della marineria di
Gioia Tauro, la figura
femminile delle Bagnarote, di rilevante
importanza, in una
debole economia come quella
gioiese, in cui il
commercio del pesce era nelle loro mani, e
grazie alla loro
intraprendenza, la principale fonte di reddito.
A Za’ Sara,
donna Nina , personaggi straordinari realmente
esistiti,che hanno
segnato un’epoca e che riassumono
tutte le meravigliose
caratteristiche delle
“bagnarote”.
Figure indelebili nel
cuore e nella mente di ogni gioiese.
Donne dotate di grande
forza fisica e d’animo, animate da
un forte spirito
imprenditoriale, instancabili lavoratrici nel
campo del commercio
ittico; queste donne sia nel territorio
gioiese che in quello
dell’intera provincia,
nel
corso degli anni, sono
state
decantate da scrittori
e
poeti che restavano
affascinati ed
incantati solo
a vederle operare.
Donna Nina Ianni, più
comunemente chiamata
donna Nina ‘a
Roccantoni,
per via del fatto che
le venne
aggiunto il nome del
padre, appunto Roccantonio
Musumeci, uomo di
mon-do,eroico quanto audace pescatore
di Bagnara.
In particolare,donna
Nina ‘a Roccantoni , figlia prediletta
del padre , narrata in
diversi saggi e poesie a lei dedicate
da una delle sue più
grandi ammiratrici,l’illustre scrittrice
gioiese Francesca
Balsamo De Luca ,rappresenta l’ultima
testimone di un’entità
etnica, ricca di tradizioni, usi e costumi
ora fatalmente
cancellati dal dilagante consumismo
che ha spogliato questa
minoranza di tutte le tradizioni.
Donna Nina può essere
considerata, a buon diritto,
l’antesignana dell’emancipazione
femminile per le sue capacità
imprenditoriali, sia
come ar-matrice di un peschereccio,
sia come titolare di
una
piccola industria,
operante
su larga scala nella
vendita
al dettaglio del pesce
fresco
e della conservazione
del pesce salato,la
cosiddetta
“salamoia”, ubicata
fino agli anni 80 ,alla
marina
poco lontano dal
pontile.
Questa artigianale
industria
di conservazione, la
cui tanta manodopera impiegata,
maggiormente femminile,
impegnata in questa lavorazione
che consisteva nel
conservare il pesce (sarde, alici e tonni
esclusivamente fornite
dalla nostra fiorente marineria) mediante
salatura. Un’attività
che divenne una delle più importanti
fonti economiche della
città che, nel frattempo, si
proponeva come punto di
riferimento nella conservazione
del pesce salato.
Tale florida attività,
creata e portata avanti dalla straordinaria
lungimiranza di donna
Ni-na, sviluppava un significativo
indotto coinvolgendo
centinaia di altre donne che trovavano
in questo lavoro i
mezzi di sostentamento delle loro
famiglie.
La
leggenda voleva che a Bagnara mentre le donne
giravano
l’Italia per lavorare con le loro ceste di
mercanzia
in bilico sulla testa, gli uomini rimanevano
a casa
a fare le faccende domestiche.-
In
effetti non era vero dal momento che gli uomini la
notte
erano per mare a pescare e poi tornavano
all’alba
a casa e dormivano, per cui dopo, quando si
alzavano
curavano le faccende di casa!