sabato 8 agosto 2015

Parole, musica e fantasia: I VECCHI AMICI





Così ho rivisto i miei vecchi amici;
non accadeva da anni!
Mi sono apparsi felici,
ammesso che il vino non inganni.

“Non sembrate  i miei amici,
ma gli amici di mio padre!”
Dissi dopo i saluti
e in anticipo sulle risate.

“Come va? Tutto bene? E  voi come state?”
I figli, il lavoro e poi solo cazzate;
con i discorsi un po’ più sensati
lasciati per quando ci siamo lasciati.

Per quando s’incontrano  alcool e luci
e giocano insieme e ti fanno la strada
e ti fanno i pensieri lunghi e silenziosi
tipici di chi torna a casa da solo.

Per quando, “in veritas”, parli a te stesso
e ti domandi, con tutto l’affetto,
“ma se li avessi  conosciuti adesso,
quanti di loro ti saresti  scelto?”

Non credo tutti, magari qualcuno,
ma è più probabile, credo, nessuno;
con quelle teste così complicate,
le idee distorte, le scelte insensate…

Quell’ atteggiamento fin troppo sicuro
sotto una sola mano d’ironia
che se durava ancora per poco
l’intonaco dal muro cadeva via.

E cadeva via il vetro dallo specchio
per sputtanare le nostre paure,
la distrazione, la noia, il rimpianto,
il triste vuoto delle nostre parole.

Ma poi ad un tratto il dio della canzone
si manifesta nella mia radio
e con un colpo ben fatto e mirato,
mi scaraventa di nuovo lontano.

E mi sbatte in faccia l’antica incoscienza
che lentamente ho abbandonato;
e mi sbatte in faccia di nuovo il sorriso,
di chi si è risposto, di chi si è compreso.

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