Il Sud
dimenticato dalle mappe della politica
Crollo delle nascite. Città abbandonate. Economia
immobile. E nessuna strategia. Un terzo del Paese è come dimenticato.
Desertificazione industriale. Assenza di risorse
umane, imprenditoriali e finanziarie. Rischio povertà. E crollo demografico:
«Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo
storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia: il Sud sarà
interessato nei prossimi anni da uno stravolgimento demografico, uno tsunami
dalle conseguenze imprevedibili». Sottosviluppo permanente. Prima della pausa
estiva il rapporto 2015 dello Svimez aveva fotografato la catastrofe del
Mezzogiorno dopo quasi settant’anni di Repubblica. Un paese povero in un paese
ricco, un paese immobile in un paese in trasformazione.
Nelle regioni del Sud
si viaggia in pullman e per arrivare a Matera, capitale della cultura europea 2019 si
prende la ferrovia appulo-lucana. Un mondo separato, per parafrasare Pier Paolo
Pasolini, che condiziona la fragile crescita italiana e il calo della
disoccupazione rivelato dall’Istat in questi giorni. Un mondo dimenticato,
sparito dalle mappe della politica italiana, terra di approdo per i migranti in
arrivo dall’Africa e alla deriva nel Mediterraneo, terra di fuga per le giovani
generazioni. Un mondo che sprofonda nell’illegalità e nel sopruso mafioso.
I Partiti sono chiamati a governare
i drammi e le emergenze dei tanti Sud d’Italia. Se lo sforzo dovesse fallire un
pezzo di elettorato meridionale, come in altre stagioni della storia
repubblicana, è pronto alla rivolta, al voto per il Movimento 5 Stelle, nella
scomparsa dei tradizionali referenti politici, la sinistra, la destra, il moderatismo. Per questo è sulla nuova
questione meridionale che si giocherà la vittoria o la sconfitta della
partitocrazia Italiana .
Stralcio di un’articolo
di Marco DAMILANO.