sabato 27 febbraio 2016

Il Sud dimenticato.

Il Sud dimenticato dalle mappe della politica

Crollo delle nascite. Città abbandonate. Economia immobile. E nessuna strategia. Un terzo del Paese è come dimenticato. 

Desertificazione industriale. Assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie. Rischio povertà. E crollo demografico: «Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia: il Sud sarà interessato nei prossimi anni da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili». Sottosviluppo permanente. Prima della pausa estiva il rapporto 2015 dello Svimez aveva fotografato la catastrofe del Mezzogiorno dopo quasi settant’anni di Repubblica. Un paese povero in un paese ricco, un paese immobile in un paese in trasformazione.

  




 Nelle       regioni del Sud si viaggia in pullman e per arrivare a Matera, capitale della cultura europea 2019 si prende la ferrovia appulo-lucana. Un mondo separato, per parafrasare Pier Paolo Pasolini, che condiziona la fragile crescita italiana e il calo della disoccupazione rivelato dall’Istat in questi giorni. Un mondo dimenticato, sparito dalle mappe della politica italiana, terra di approdo per i migranti in arrivo dall’Africa e alla deriva nel Mediterraneo, terra di fuga per le giovani generazioni. Un mondo che sprofonda nell’illegalità e nel sopruso mafioso.


I Partiti  sono chiamati a governare i drammi e le emergenze dei tanti Sud d’Italia. Se lo sforzo dovesse fallire un pezzo di elettorato meridionale, come in altre stagioni della storia repubblicana, è pronto alla rivolta, al voto per il Movimento 5 Stelle, nella scomparsa dei tradizionali referenti politici, la sinistra, la destra,  il moderatismo. Per questo è sulla nuova questione meridionale che si giocherà la vittoria o la sconfitta della partitocrazia Italiana .


Stralcio di un’articolo di Marco DAMILANO.

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