lunedì 27 gennaio 2014

Pippo Pollina

Pippo Pollina

Il mio nome non è¨ niente, il respiro di un istante, tutta vita che sul mio corpo si disegna, lo accarezza, lo accompagna  luce e veritè . Dove vai tempo che mi illudi? Il mio nome è appartenenza vive solo in una
stanza ma non piange mai..". Questi versi, tratti dal brano, intitolato l'Appartenenza, che dà  il titolo al nuovo omonimo disco del cantautore siciliano Pippo Pollina, in uscita il prossimo 21 gennaio, racchiudono
l'essenza più intima di un artista che ha saputo trasformare il dolore,
legato all'addio all'Italia, nella sua più grande forza. Conosciuto in tutta Europa come il cantore di una generazione che ha visto i più grandi cambiamenti e le più¹ grandi sconfitte dell'Italia e del mondo, Pippo Pollina si racconta a cuore aperto, senza remora alcuna.

Pippo, nelle tue canzoni ci sono le voci, i pensieri, i tormenti di
storie dimenticate, fatti di cronaca, spesso taciuti, e le vite degli
eroi della storia recente. Quali sono gli spazi e gli obiettivi che
intende conquistare la tua musica?

Sostengo da sempre che il mio unico vero obiettivo è¨ quello di riuscire
ad emozionare le persone ma credo che questo sia un pò il desiderio
nascosto di tutti quelli che provano a fare arte . La nostra missione è¨
riuscire a lasciare il segno attraverso una scia di emozioni che
riescano a coinvolgere il pubblico e se riusciamo a farlo, poco importa
quali sono le storie che abbiamo scelto. Nel mio specifico ho sempre
cercato di essere testimone del mio tempo lasciando confluire nei miei
lavori elementi di cronaca e storie particolari, filtrandole, per
restituirle agli altri.


Il tuo nuovo disco, in uscita il 21 gennaio, s'intitola L'Appartenenza:
13 brani, arrangiamenti di spessore e collaborazioni illustri con
artisti come Etta Scollo, Giorgio Conte e Werner Schmidbauer completano
un lavoro intriso di contenuti pregni di significato. Se volessi
spiegare cosa racchiude questo album, attraverso l'uso di una parola
chiave, quale useresti?


In questo album ho cercato di tracciare un'idea, un pò come quando negli
anni 70 c'era un concetto che permeava, univa le canzoni attraverso un
filo rosso. Quest'anno ho compiuto 50 anni e, dato che quest'etè  per me
aveva simbolicamente un significato particolare, ho cercato di tirare un
po’ le reti, di capire quali sono state le cose importanti che hanno
caratterizzato la mia vita fino ad ora,  quali sono le cose che ho
imparato e quelle che intendo coltivare ancora. Ho fatto tutto questo
attraverso13 canzoni in cui ho ridisegnato gli elementi di appartenenza
che mi sono sempre stati cari dal punto di vista sociale, politico,
musicale, etico, artistico. Credo che chi, come me, abbia vissuto in un
luogo e poi abbia voluto o sia dovuto andare via ad una certa età , abbia
vissuto un processo di sviluppo molto particolare. Di conseguenza
ritengo che l'aver tracciato una linea, in grado di connettere degli
elementi di appartenenza, sia molto importante.


La tua anima siciliana ha conquistato il centroeuropea. Sono ormai migliaia
i concerti che hai tenuto in tutto il continente europeo. Come sei
riuscito a conquistare i cuori mittleuropei e come pensi di superare la
barriera dell'omologazione musicale in Italia?


Una cosa che ho scoperto viaggiando è che attraverso la curiosità  e
l'interesse mostrato nei confronti dell'altro e della roba altrui, ho
poi automaticamente portato l'altro ad interessarsi delle mie cose. In
sintesi se desideri che gli altri si interessino a te e a quello che
fai, devi essere tu, in primis, ad aprirti nella comprensione del
diverso, solo in questo modo avviene uno scambio, vero autentico, reale,
fatto di cose concrete e di contenuti, ben diverso da quello su carta o
provocato da interessi specifici che vanno aldilà  della curiosità  verso
l'altro: questo è¨ stato il mio segreto. Grazie a questa reciprocità  si è¨
, dunque, creato questo fertile dialogo interculturale. Per quanto
riguarda L'italia, invece, non vivendo più¹ in questo paese da tanti
anni, ormai, il processo di divulgazione della mia musica  è¨ collegato
alla mia presenza- assenza. In Italia molte cose avvengono attraverso i
contatti personali o comunque attraverso una frequentazione per cui, non
essendo presente in loco, è¨ molto più¹ complesso riuscire a diffondere le
mie cose allo stesso modo però, è¨ anche vero che, grazie al web, è¨
sicuramente più¹ facile ovviare al problema delle distanze. A Febbraio,
poi, terrಠdei concerti proprio in Italia: il 27/02 sarಠa Torino, il
28/02 a Cattolica, l'1/03 a Verona e il 2/03 a Firenze.

Di cosa tratta lo spettacolo teatrale "Ultimo volo" orazione civile per
Ustica?


Lo spettacolo ha una lunga storia alle spalle: è¨ stato commissionato
dalla Regione Emilia Romagna e dalla società  dei parenti delle vittime
della tragedia di Ustica, ed esiste dal 2007, quando ci fu la prima al
Teatro Manzoni di Bologna, città  in cui si trovano anche i resti del
velivolo tragicamente abbattuto nel 1980. Lo spettacolo è¨ un'opera di
teatro musicale, che è¨ stata rappresentata anche in Svizzera, Germania e
Francia,  la quale vedrà  un'ennesima replica ad aprile in Svizzera, in
lingua tedesca. L'opera parla di quanto accadde in quel tragico episodio
e cerca di sublimare, attraverso il teatro dell'emozione, una tragica
vicenda.

L'esilio  più¹ uno spazio di confronto e comprensione o un luogo di
solitudine inquieta?

L'esilio possiede entrambi gli elementi perchè si tratta, al contempo,
di una condizione di non libera scelta, spesso legata ad un pericolo
fisico o morale. Credo che questa sia una scelta sempre più¹ frequente,
soprattutto in Italia, dove lemigrazione è diventata un fenomeno ben
diverso dal passato: si tratta di un'emigrazione culturale, legata al
fatto di non riuscire o non volere più¹ accettare delle regole che la
cultura del potere di questo paese impone. Lidea di cercare un tipo di
vita legata ad altri valori, seppur con grande dolore, ci rende
desiderosi di interpretare la cultura di un'altra società  e credo che
tanta gente oggi s'identifichi in queste parole.

Dal sito www.culturaeculture.it
Raffaella Sbrescia


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