Addio a Roberto Ciotti, bluesman romano.
Era chiamato l'Eric Clapton italiano
Aveva 60 anni, nella sua carriera aveva
collaborato con Bennato, De Gregori e Venditti. E aperto nel 1980 i
concerti italiani di Bob Marley di Milano e Torino
La sua chitarra non suonerà più, per lui non ci sarà un altro blues da
piangere: è morto questa notte a Roma Roberto Ciotti, grandissimo
chitarrista, musicista blues forte e originale, protagonista della scena
italiana dagli anni Settanta. Aveva sessant'anni.
Ciotti è stato tra i più grandi chitarristi blues italiani, aveva uno stile asciutto e preciso, amava suonare scegliendo le note con attenzione e intelligenza, senza inutile spettacolarità, senza far mai mostra di inutile virtuosismo. Ma virtuoso lo era davvero, possedeva una tecnica notevole, ma la metteva tutta al servizio dell'espressione, della comunicativa, della passione. Era il blues che lo richiedeva, una musica che Roberto aveva amato fin da giovanissimo, quando al Folkstudio aveva conosciuto De Gregori e Venditti, e soprattutto con quest'ultimo aveva stretto un rapporto d'amicizia e di lavoro. Poi c'era la comune passione per il rock con Bennato, altro cantautore con il quale Ciotti ha collaborato spesso e volentieri. E i jazzisti, tanti, italiani e internazionali, con i quali ha percorso un gran pezzo di strada, con Maurizio Giammarco, con il quale forma i Blue Morning, con Chet Baker con il quale suona durante frequenti visite italiane del trombettista. Senza dimenticare il cinema e il rapporto con Gabriele Salvatores, per il quale ha realizzato le colonne sonore di Marrakesh Express e Turnè, che gli consentono di raggiungere un pubblico più ampio. Ma l'Italia dalla fine degli anni Ottanta in poi, gli aveva dato poche soddisfazioni, molti concerti, una produzione discografica legata soprattutto alle etichette indipendenti e poi, dal 2000 un lungo silenzio discografico, interrotto tre anni fa dalla pubblicazione di "Troubles and Dreams", seguito quest'anno da un nuovo album, "Equilibrio precario".
Ciotti è stato tra i più grandi chitarristi blues italiani, aveva uno stile asciutto e preciso, amava suonare scegliendo le note con attenzione e intelligenza, senza inutile spettacolarità, senza far mai mostra di inutile virtuosismo. Ma virtuoso lo era davvero, possedeva una tecnica notevole, ma la metteva tutta al servizio dell'espressione, della comunicativa, della passione. Era il blues che lo richiedeva, una musica che Roberto aveva amato fin da giovanissimo, quando al Folkstudio aveva conosciuto De Gregori e Venditti, e soprattutto con quest'ultimo aveva stretto un rapporto d'amicizia e di lavoro. Poi c'era la comune passione per il rock con Bennato, altro cantautore con il quale Ciotti ha collaborato spesso e volentieri. E i jazzisti, tanti, italiani e internazionali, con i quali ha percorso un gran pezzo di strada, con Maurizio Giammarco, con il quale forma i Blue Morning, con Chet Baker con il quale suona durante frequenti visite italiane del trombettista. Senza dimenticare il cinema e il rapporto con Gabriele Salvatores, per il quale ha realizzato le colonne sonore di Marrakesh Express e Turnè, che gli consentono di raggiungere un pubblico più ampio. Ma l'Italia dalla fine degli anni Ottanta in poi, gli aveva dato poche soddisfazioni, molti concerti, una produzione discografica legata soprattutto alle etichette indipendenti e poi, dal 2000 un lungo silenzio discografico, interrotto tre anni fa dalla pubblicazione di "Troubles and Dreams", seguito quest'anno da un nuovo album, "Equilibrio precario".
I suoi due album più belli restano quelli realizzati per la Cramps alla
fine degli anni Settanta, il magnifico "Supergasoline Blues" e
l'altrettanto bello "Bluesman", (ristampati in cd solo qualche settimana
fa), due perfetti esempi non solo della sua bravura come chitarrista e
cantante, ma anche della sua originalità, del suo modo di far blues
pagando tributo e rispetto ai grandi maestri ma cercando, sempre e
comunque, una sua strada personale, un suo stile. E lo aveva trovato e
quello stile gli aveva consentito di costruirsi una bellissima carriera
internazionale, raccogliendo grandi successi in Europa, Africa, Asia,
soprattutto in Brasile dove teneva concerti applauditissimi.
Al Folkstudio e al Big Mama, i due club romani dove si è esibito di più,
ha conosciuto un paio di generazioni di appassionati, e anche di
giovani musicisti, che hanno seguito il suo insegnamento e imparato da
lui anche qualcosa sull'arte della musica, quel qualcosa che non si
insegna a scuola, ma solo sui palcoscenici, nelle strade, con una
chitarra in braccio. Roberto Ciotti, insomma, è stato un fantastico
musicista italiano e un bluesman di alto livello, siamo sicuri che i
grandi del blues, stanotte, faranno festa con lui.