venerdì 28 marzo 2014
giovedì 20 marzo 2014
U' Sparaciu servaticu.
Le proprietà dell'asparago selvatico: diuretico e antitumorale
E’ il maggior esperto mondiale di asparago coltivato, chiamato a
collaborare dalle aziende promotrici del progetto CoAS perché tutto
procedesse al meglio.
Agostino Falavigna è direttore dell’Unità di ricerca di Orticoltura del
Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) di
Montanaso Lombardo, in provincia di Lodi. Anche lui ha creduto
nell’asparago selvatico e, nei giorni scorsi, ha fatto un giro nelle
aziende coinvolte nel progetto per dare il suo contributo ad una
coltivazione che abbina tecnologia all’avanguardia e tecnica colturale a
basso impatto.
“Il mio contributo al progetto è quello di rendere possibile la
coltivazione o meglio, l’aumento dei quantitativi prodotti rispetto a
quelli che la natura già offre, per fare entrare il prodotto in un
mercato più ampio, utilizzando sempre tecniche colturali a basso impatto
ambientale”.
Ci racconti l’asparago selvatico.
“Le specie che, messe insieme, producono l’asparago selvatico sono tre: l’asparagus acutifolius o asparago nero, l’asparagus stipularis, di un nero più intenso perché antocianico e poi quello più tipico della Sicilia, che si trova solo nell’isola e pochissimo in Calabria, che è l’asparagus albus o bianco. I mazzi di asparagi selvatici che noi vediamo normalmente sono composti da queste tre specie”.
Che caratteristiche ha quest’asparago?
“L’asparago, sia quello coltivato ma ancora di più quello selvatico, è riconosciuto da secoli come pianta officinale, cioè una pianta che cura le malattie. Tanto è vero che l’asparago coltivato si chiama asparagus officinalis. Nel corso dei secoli si è creata una letteratura molto ricca intorno alle potenzialità dell’asparago. Ma ciò che è scientificamente provato è che l’asparago, coltivato ma ancor di più quello selvatico, favorendo la filtrazione del sangue ad opera dei reni ha un forte potere diuretico, ma soprattutto contiene – cosa caratteristica solo dell’asparago – due saponine”.
Ci spieghi meglio.
“Le saponine sono dei composti chimici la cui famiglia è molto complessa. Quelle che si trovano nell’asparago sono conosciute scientificamente per avere un forte potere inibente nella proliferazione nelle cellule tumorali del colon. C’è una vasta letteratura sviluppata sull’argomento all’Università del New Jersey negli Stati Uniti, dove si dimostra che queste due saponine, la protodioscina e la protodiogenina, hanno questo potere. Nell’asparago selvatico la concentrazione di queste molecole benefiche è molto più elevata rispetto all’asparago coltivato, superiore fino a dieci volte. Ne contengono tre o quattro grammi per ogni chilo. Questi composti hanno una riconosciuta attività nutraceutica”.
Perché queste molecole facciano il loro effetto, quanti asparagi selvatici bisognerebbe consumare?
“Per avere un effetto benefico costantemente protettivo bisognerebbe mangiarli non in modo saltuario come facciamo noi, ma durante tutto l’anno. L’asparago, anche inscatolato o surgelato mantiene le sue caratteristiche”.
Cosa succede cocendo l’asparago?
“Le saponine sono composti abbastanza resistenti al calore, sopportano fino ad una temperatura di cento gradi, ma si sciolgono in acqua. Dunque se si fanno bollire, gli asparagi perdono le loro proprietà. Meglio saltarli in padella con una cottura veloce”.
Si può coltivare l’asparago selvatico senza metodi particolari?
“Certo che si può. Se c’è una collina ricoperta da erbacce, ad esempio, perché non valorizzarla con delle piantine di asparago selvatico? Cresce senza particolari cure ma richiede un po’ di pazienza perché i primi turioni spunteranno dopo quattro anni”.
Ci racconti l’asparago selvatico.
“Le specie che, messe insieme, producono l’asparago selvatico sono tre: l’asparagus acutifolius o asparago nero, l’asparagus stipularis, di un nero più intenso perché antocianico e poi quello più tipico della Sicilia, che si trova solo nell’isola e pochissimo in Calabria, che è l’asparagus albus o bianco. I mazzi di asparagi selvatici che noi vediamo normalmente sono composti da queste tre specie”.
Che caratteristiche ha quest’asparago?
“L’asparago, sia quello coltivato ma ancora di più quello selvatico, è riconosciuto da secoli come pianta officinale, cioè una pianta che cura le malattie. Tanto è vero che l’asparago coltivato si chiama asparagus officinalis. Nel corso dei secoli si è creata una letteratura molto ricca intorno alle potenzialità dell’asparago. Ma ciò che è scientificamente provato è che l’asparago, coltivato ma ancor di più quello selvatico, favorendo la filtrazione del sangue ad opera dei reni ha un forte potere diuretico, ma soprattutto contiene – cosa caratteristica solo dell’asparago – due saponine”.
Ci spieghi meglio.
“Le saponine sono dei composti chimici la cui famiglia è molto complessa. Quelle che si trovano nell’asparago sono conosciute scientificamente per avere un forte potere inibente nella proliferazione nelle cellule tumorali del colon. C’è una vasta letteratura sviluppata sull’argomento all’Università del New Jersey negli Stati Uniti, dove si dimostra che queste due saponine, la protodioscina e la protodiogenina, hanno questo potere. Nell’asparago selvatico la concentrazione di queste molecole benefiche è molto più elevata rispetto all’asparago coltivato, superiore fino a dieci volte. Ne contengono tre o quattro grammi per ogni chilo. Questi composti hanno una riconosciuta attività nutraceutica”.
Perché queste molecole facciano il loro effetto, quanti asparagi selvatici bisognerebbe consumare?
“Per avere un effetto benefico costantemente protettivo bisognerebbe mangiarli non in modo saltuario come facciamo noi, ma durante tutto l’anno. L’asparago, anche inscatolato o surgelato mantiene le sue caratteristiche”.
Cosa succede cocendo l’asparago?
“Le saponine sono composti abbastanza resistenti al calore, sopportano fino ad una temperatura di cento gradi, ma si sciolgono in acqua. Dunque se si fanno bollire, gli asparagi perdono le loro proprietà. Meglio saltarli in padella con una cottura veloce”.
Si può coltivare l’asparago selvatico senza metodi particolari?
“Certo che si può. Se c’è una collina ricoperta da erbacce, ad esempio, perché non valorizzarla con delle piantine di asparago selvatico? Cresce senza particolari cure ma richiede un po’ di pazienza perché i primi turioni spunteranno dopo quattro anni”.
C.M.
dal sito: cronachedigusto.it
martedì 18 marzo 2014
lunedì 17 marzo 2014
domenica 9 marzo 2014
Il Genio della Massa - Charles Bukowski
C’è abbastanza perfidia, odio, violenza,
Assurdità nell’essere umano medio
Per fornire qualsiasi esercito in qualsiasi giorno.
E i migliori assassini sono quelli che predicano contro.
E i migliori a odiare sono quelli che predicano AMORE
E i migliori in guerra - in definitiva - sono quelli che predicano PACE
Quelli che Predicano dio hanno bisogno di dio
Quelli che predicano pace non hanno pace
Quelli che predicano amore non hanno amore
Attenti ai predicatori
Attenti ai sapienti
Attenti a quelli che leggono sempre libri
Attenti a quelli che o detestano
la povertà o ne sono orgogliosi
Attenti a quelli pronti a elogiare
poichè hanno bisogno di elogi in cambio
Attenti a quelli veloci nel censurare
perché hanno paura di ciò che non sanno
Attenti a quelli che cercano continuamente
la folla; da soli non sono nessuno
Attenti
Agli Uomini Comuni
Alle Donne Comuni
ATTENTI al loro Amore
Il loro è un amore comune che mira alla mediocrità
Ma c’è il genio nel loro odio
C’è abbastanza genio nel loro odio per ucciderti,
per uccidere chiunque
Non volendo la solitudine
Non concependo la solitudine
Cercheranno di distruggere
Tutto ciò che si differenzia da loro stessi
Non sapendo creare l’Arte
Non capiranno l’Arte
Considereranno il loro fallimento come creatori
Solo come un fallimento del mondo
Non essendo in grado di amare pienamente
CREDERANNO Il Tuo Amore
Incompleto E POI ODIERANNO TE
E il loro odio sarà perfetto
Come un coltello
Come una montagna
COME UNA TIGRE
Come cicuta
La Loro ARTE
più raffinata.
sabato 8 marzo 2014
lunedì 3 marzo 2014
Una buona notizia.
Restaurato con aggiunta delle parti
tagliate all’epoca
La Cineteca Nazionale presenta
il restauro della versione lunga originaria del film " Il brigante " di Renato Castellani
(1961). Le lavorazioni sono state effettuate presso L'Immagine Ritrovata (Bologna) sulla base di due elementi: il
negativo camera originale (messo a disposizione dall'attuale avente diritti
Medusa Film – Gruppo Mediaset) tagliato di circa venti minuti per la
distribuzione dopo il passaggio alla Mostra; e la copia ASAC, integrale, dalla
quale sono state recuperate le parti mancanti del negativo.
sabato 1 marzo 2014
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