Dal sito Corriere della sera - spettacoli
Il fenomeno Dai successi sul web a realtà discografica, la crescita dell'hip hop
Fabri Fibra e i nuovi rapper:
«Noi gli eredi dei cantautori»
«Raccontiamo l'Italia, quelli dei talent durano poco
Vasco, Liga e la Pausini sono il qualunquismo dell'immobilità»
MILANO - Non lo sentirete in radio e non lo vedrete in tv. Ma sarà
l'anno dell'hip hop. I grandi network (Deejay e 105 esclusi) non hanno
mai aperto le loro frequenze al rap. Che si è fatto strada su Internet,
attraverso YouTube in particolare, fino a diventare l'unico genere che
tiene testa ai talent show fra i ragazzi tra i 14 e i 24 anni.L'Italia arriva in ritardo e in controtendenza con il calo di popolarità che il rap vive altrove. Dopo la mosca bianca Jovanotti («Sbaglia chi non riconosce il suo ruolo», dice Fibra) e una prima fiammata negli anni 90 con Articolo 31, 99 Posse, Frankie Hi Nrg e Sangue Misto, ci sono stati dieci anni di vuoto. Se il rap funzionava, vedi Eminem, arrivata da fuori confine. Nel 2006 la ripartenza. Unico sopravvissuto J-Ax, oggi padre nobile del movimento. Che subito dietro Fibra ha come colonne i Club Dogo e Marracash, gli unici a respirare l'aria della Top 10. La certificazione arriva da Tiziano Ferro: «Il disco italiano del 2011 è quello di Marracash e lui è uno dei nostri più forti autori di testi». Modi diversi di raccontare l'Italia. Pugni nello stomaco tirati con ironia e spirito da cronista da Fabri, Marra (che da marzo presenterà «Spit», show di Mtv dedicato alle sfide fra rapper) è maestro di vocabolario, coca e veline sono il mondo criticato (ma anche vissuto) dai Dogo. Tutto senza filtri o censure. «Il rap spettacolarizza ed esagera gli stili di vita, come i colori forti in un quadro. Ma se la realtà è volgare, basta ascoltare Emilio Fede nei fuorionda, le parolacce in una canzone sono realistiche», prosegue Fibra.
La prossima ondata? Le rime improvvisate del freestyle sono come il pianobar per i cantanti o la cantina per i gruppi rock, i mixtape distribuiti gratis via Internet e i video su YouTube sono i biglietti da visita, i demo di una volta. La cosa difficile è fare il salto di qualità con un disco. Con 10 milioni di video visti su YouTube, Emis Killa è più di una promessa. Classe 1989, campione italiano di freestyle, il 24 gennaio pubblica il primo album ufficiale, «L'erba cattiva» con le partecipazioni di Fabri Fibra, Marracash e Guè Pequeno (Club Dogo) e la produzione di una vecchia volpe della scena come Fish. Di cui a marzo uscirà il terzo album e nella cui scuderia sono al lavoro le lingue veloci e affilate del torinese Ensi e del romano Rancore. Fra i «protetti» dei Dogo si segnala Salmo: arriva dalla Sardegna, mischia hip hop con hardcore, dub e metal, e i suoi video (spesso indossa una maschera da teschio) fanno invidia a quelli internazionali.
Insomma, il rap parla italiano. «Non c'è più il mito americano», conferma Fibra. Le star mondiali come Lil' Wayne, oltre 2 milioni di dischi quest'anno negli Usa con «Tha Carter IV», e la coppia Jay Z-Kanye West (solo negli States un milione di cd), da noi non superano le 5 mila copie quando Fibra ne vende più di 80, Marra 30, i Dogo quasi 20 (15 mila i progetti paralleli di Guè Pequeno e Don Joe).
Made in Italy anche nell'abbigliamento: resistono i marchi storici come Adidas, Nike e Reebok, ma i bragoni oversize, i catenoni e i marchi a stelle e strisce hanno lasciato il posto a Dolce & Gabbana e Gucci. «Ma è presto per parlare di una scena hip hop capace di creare cultura e posti di lavoro - aggiunge l'artista -. Per quella ci vorrebbe una società multietnica. Noi rimandiamo indietro i barconi, abbiamo la Lega e ci stupiamo se nel 2011 il presidente della Repubblica dice che chi nasce in Italia dovrebbe essere considerato italiano».
Però non ci sono donne a fare rime. «La cultura dominante ci fa vedere in tv un certo tipo donna - conclude Fibra - che non ha nulla a che vedere con i messaggi forti di vita vissuta veicolati dal rap. Però, se la Minetti raccontasse le sue esperienze invece che fare politica, finirebbe dritta al numero 1».
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