Renato Castellani, Regista cinematografico e sceneggiatore, nato a Varigotti (Savona) il 4 settembre 1913 e morto a Roma il 28 dicembre 1985.
Filmografia:
Tratto da Violetta Spensierata (Polvere di stelle) di Ezio Scaramuzzino
Mentre Castellani imprecava contro di me, lanciandomi una pedata che mi colpì di striscio, qualcuno provvide a portare di corsa l’attrice dal medico Mauro, che la curò, iniettandole un’antitetanica, disinfttando la ferita e applicandovi una garza e un cerotto.
Qualche giorno dopo si stava girando una scena di massa sotto una pioggia artificiale. C’era molta confusione sul set e Castellani impartiva ordini, gridando in un megafono con la sua vocetta stridula, come fosse spiritato. Mi avvicinai a lui, approfittando della confusione, e mi fermai alle sue spalle. Studiai le sue mosse e, come mi accorsi che stava prendendo la rincorsa per precipitarsi chissà dove, infilai il mio piedino destro in mezzo ai suoi.
Il famoso regista, che era un ometto basso e magro, fece dapprima una capriola su se stesso, riuscendo quasi miracolosamente a rimanere in piedi, ma poi perse definitivamente l’equilibrio, navigò scivolando per un paio di metri in un mare di fango e cadde bocconi, lungo disteso sulla strada.
Chi lo soccorse e lo stesso Castellani, quasi irriconoscibile per il fango limaccioso che gli ricopriva il volto, erano convinti che la caduta fosse da addebitarsi alla concitazione del momento. Io intanto, sgattaiolando tra la gente, riuscivo ad allontanarmi. Mi ero vendicato della mancata assunzione come figurante e, soprattutto, cosa che mi bruciava particolarmente, mi ero vendicato della pedata di qualche giorno prima. Eravamo pari, finalmente, anzi, forse, potevo anche mettere in conto un piccolo, ma significativo vantaggio su di lui.
Qualche giorno dopo si stava girando una scena di massa sotto una pioggia artificiale. C’era molta confusione sul set e Castellani impartiva ordini, gridando in un megafono con la sua vocetta stridula, come fosse spiritato. Mi avvicinai a lui, approfittando della confusione, e mi fermai alle sue spalle. Studiai le sue mosse e, come mi accorsi che stava prendendo la rincorsa per precipitarsi chissà dove, infilai il mio piedino destro in mezzo ai suoi.
Il famoso regista, che era un ometto basso e magro, fece dapprima una capriola su se stesso, riuscendo quasi miracolosamente a rimanere in piedi, ma poi perse definitivamente l’equilibrio, navigò scivolando per un paio di metri in un mare di fango e cadde bocconi, lungo disteso sulla strada.
Chi lo soccorse e lo stesso Castellani, quasi irriconoscibile per il fango limaccioso che gli ricopriva il volto, erano convinti che la caduta fosse da addebitarsi alla concitazione del momento. Io intanto, sgattaiolando tra la gente, riuscivo ad allontanarmi. Mi ero vendicato della mancata assunzione come figurante e, soprattutto, cosa che mi bruciava particolarmente, mi ero vendicato della pedata di qualche giorno prima. Eravamo pari, finalmente, anzi, forse, potevo anche mettere in conto un piccolo, ma significativo vantaggio su di lui.
(Molo Renato Castellani a Varigotti (SV)
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