mercoledì 29 maggio 2013

NON E' UN PAESE PER GIOVANI

Abbiamo alimentato nei giovani l’idea
che il benessere si possa raggiungere senza il lavoro,
 che gli affari si possono perseguire senza le regole
e che i diritti possano camminare senza doveri.
 Mescoliamo questi disvalori ed emerge la situazione
 di oggi: paese bloccato, ascensore
sociale rotto e nessuna fiducia nel futuro.

lunedì 27 maggio 2013

Il nuovo Sindaco di Scandale

 
 
Iginio Pingitore è il nuovo Sindaco di Scandale con la lista
Insieme per Scandale
al Sindaco neoeletto e al nuovo consiglio comunale auguri e buona amministrazione.
 
 
LISTA CIVICA - INSIEME PER SCANDALE           Voti: 1092     54.87%

LISTA CIVICA - RINASCITA                                     Voti: 898       45.12%          

  
 “E’ stata una vittoria schiacciante, ha dichiarato a caldo Pingitore. “Sapevamo già di vincere, ma il risultato è fantastico e soddisfacente, perchè è stato ottenuto contro un avversario, capace e intelligente come Barberio. Grazie di cuore a tutti gli scandalesi”. Questo il nuovo consiglio comunale, per la maggioranza: Iginio Pingitore (sindaco), Alessandro Ritelli, Salvatore Rota, Daniele Giovanni Trivieri, Filippo Lettieri e Maria Luisa Artese; minoranza: Antonio Barberio e Serafina Demme. 
  • Affluenza 2013 - 60.71%

  • Affluenza 2008* - 65.41%

Bianche: 13 | Nulle: 35
* alla chiusura delle urne
 

Lavorare presso una fattoria in Islanda: vitto e alloggio pagato.

L’European Employment Services (EURES) è una grande rete di cooperazione che aiuta e facilita la libera circolazione dei lavoratori all’interno dello Spazio economico europeo.
La rete è coordinata direttamente dalla Commissione europea e i partner che aderiscono all’iniziativa si occupano di agevolare il lavoro tra i servizi di pubblico l’impiego, le organizzazioni sindacali e i vari datori di lavoro.

Quello su cui EURES si concentra maggiormente è:
- Informare, orientare e consigliare i lavoratori candidati alla mobilità sulle possibilità di lavoro e di vita e di lavoro nello Spazio economico europeo;
- Assistere i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi,
- Fornire consulenza e orientamento ai lavoratori e ai datori di lavoro in regioni transfrontaliere.
Attualmente la Eures sta proponendo lavoro con vitto e alloggio in fattorie dell’Islanda. La descrizione dell’offerta di lavoro è la seguente:
Il tutto si svolge in una fattoria di pecore presente in Islanda, la quale è alla ricerca di candidati a partire da maggio 2013   fino a settembre 2013,  quindi per circa 4 mesi.

S'E' GENTI CA NU' VENA DI CAPIZZA - Nicola Paparo

(Nicola Paparo e Francesco Cosco )

S'E' GENTI CA NU' VENA DI CAPIZZA

Ad aceddruzz’ì fera ‘mpumatatu
ca j’ia pizzuliandu la niputi
nu jiuornu don Gatanu ‘mbilinatu
‘lì ficia ‘na valenti cazziata:
-S’ù vua ruttu lu culu, sciaguratu
‘u friculiari ‘sa niput’amata-
L’had’orfaneddra mammasa addrivata
e nè dicuttu d’erva nè pappata
l’ha tu dunatu quand’era malata.
‘U le guardare cosce ch’ha ‘nquartatu
nè ‘su paru di minne arrivulate-
E’ ancora ‘n’animeddra spruvviduta
e chiru ca l’ha dittu s’è cuddratu-
I d’a gabbeddra ‘u num’è ‘na cirtizza,
d’u parintatu si guarda ra razza:
s’è genti ca nu vena di capizza
è piejiu ì ‘na majiatica cucuzza.

                                                             Nicola Paparo

sabato 25 maggio 2013

BOB MARLEY


Trenta anni dalla morte

di Bob Marley:

cosa ne è stato del suo messaggio ?


di Valentina Severin

Nel   maggio del 1981, a Miami, moriva Robert Nesta Marley, meglio conosciuto come Bob Marley, un nome che non ha bisogno di molte presentazioni.
Si dice “Bob Marley” e si pensa immediatamente al reggae e al rastafarianesimo.
Ma Bob Marley significa, anche e soprattutto, lotta per l’emancipazione degli oppressi, per l’identità culturale delle minoranze e contro il sistema del mondo bianco. Famoso in tutto il mondo e punto di riferimento per le popolazioni africane messe in ginocchio dalla colonizzazione, è stato tuttavia esiliato dalla sua Giamaica, che lo ha incensato solo post mortem.
Nato a Nine Mile (Giamaica) il 6 febbraio 1945, da padre britannico e madre giamaicana, Robert Nesta Marley fa presto conoscenza con il sapore amaro della discriminazione razziale, a causa delle sue origini miste, ed entra in contatto con il degrado e la disperazione dei sobborghi della capitale giamaicana, Kingstone. È nel ghetto di Trenchtown, dove vive con la madre dopo la fuga del padre, che Bob coltiva la propria ribellione.
Bob Marley inizia la sua carriera musicale nel 1964 con la band The Wailers. La Giamaica ha da poco ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna, ma la qualità della vita non migliora: nei sobborghi i rude boys, i giovani afro-caraibici, vivono ai margini della società e manifestano il loro dissenso verso il sistema attraverso il rifiuto del lavoro, vivendo di espedienti e compiendo crimini e bravate provocatorie. È a questi giovani sradicati che Bob Marley si rivolge, usando come veicolo del proprio messaggio il genere reggae, risultato dell’unione dello ska giamaicano e con la musica e la cultura degli schiavi africani giunti sull’isola durante la colonizzazione inglese.
Grazie alla popolarità di Bob Marley, negli anni Settata il reggae si diffonde a livello internazionale, soprattutto tra le minoranze oppresse, e diventa simbolo del rastafarianesimo, al quale il cantante giamaicano si è convertito nel 1967.
Bob canta l’odio verso la cultura imposta dal sistema e verso Babilonia, “l’inferno in terra”, ossia verso il mondo occidentale bianco, la società oppressiva che viene contrapposta alla terra madre, l’Etiopia, che un giorno accoglierà la gente di Jah (il Dio rasta). Impegno contro l’oppressione politica e razziale e unificazione di tutti i popoli di colore per raggiungere libertà ed equità dei diritti: questi i temi tradotti in musica dal cantante, che non manca di impegnarsi anche politicamente.

                                                               Jammin'    ( Riunendoci )

Noi ci stiamo riunendo
io voglio riunirmi con te,
Noi ci stiamo riunendo, riunendo
ed io spero che piaccia anche a te riunirti

non ci sono regole, non ci sono giuramenti, noi possiamo farlo in qualsiasi modo
ed io capirò che tipo sei,
perchè ogni giorno noi ne paghiamo il prezzo con un piccolo sacrificio
riuniamoci finchè l'incontro dura

noi ci stiamo riunendo
per sapere che le riunioni erano una cosa del passato,
Noi ci stiamo riunendo, riunendo
ed io spero che questo incontro duri

Nessun proiettile può fermarci ora, nè imploriamo o ci inchineremo
nulla può essere comprato o venduto.
noi tutti difendiamo il diritto, Giamaica i bambini devono unirsi
la tua vita vale molto più dell'oro

Noi ci stiamo riunendo, riunendo
Noi ci stiamo riunendo, nel nome del Signore
Noi ci stiamo riunendo, riunendo
Noi ci stiamo riunendo, direttamente dalla Giamaica

Sacro monte Zion
Sacro monte Zion
la Giamaica nasce dal Monte Zion
e domina tutta la Creazione

Yeah, Noi ci stiamo riunendo, riunendo
io voglio riunirmi con te,
Noi ci stiamo riunendo, riunendo
ed io spero che piaccia anche a te riunirti

venerdì 24 maggio 2013

Lettere dalla Kirghisia - Silvano Agosti

Nelle Lettere dalla Kirghisia, Silvano Agosti racconta la sua visita in un paese straordinario “dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un'utopia, ma un bene reale e comune”.
Nel paese di Kirghisia tutti lavorano solo 3 ore al giorno: il resto del tempo è dedicato a se stessi, all’amore, alla famiglia, ai figli, alla vita insomma. Si lavora meglio, non ci si ammala di ansia e stress, si è sereni e realizzati e quindi più produttivi.
Gli anziani hanno ingresso privilegiato e gratuito a cinema e teatri, non pagano i trasporti, e inoltre hanno piccoli appezzamenti di terreno da curare. I bambini non stanno seduti in aule chiuse, ma giocano nei parchi, e imparano in maniera naturale, e duratura, perché lo desiderano.
E chi vuole fare l’amore, porta in bella vista un piccolo fiore azzurro: così l’amore non genera ipocrisia, incomprensioni e imbarazzi.
Non ci sono guerre, né armi: non ci sono politici falsi e strapagati ma opere di volontariato: non c’è pubblicità ma informazione.
Nel paese di Kirghisia non c’è bisogno di scrivere la costituzione perché tutti la sanno a memoria. E’ composta di una sola frase: "Al centro di ogni iniziativa, l'attenzione dello Stato e dei cittadini va innanzitutto all'essere umano”.
Dal paese di Kirghisia Silvano Agosti invia lettere di una semplicità disarmante e stupefacente, che ci mettono di fronte all’assurdità del nostro vivere, viziato dalla corsa contro il tempo, e soffocato dai ritmi del lavoro che ci priva della nostra esistenza e della nostra umanità.
Lettere dalla Kirghisia è un sogno, meraviglioso perché elementare, di chi ha capito che l’essere umano è il più prezioso dei capolavori. Su questa consapevolezza si può iniziare a costruire un mondo migliore, a misura d’uomo.
Con rispetto e tanto buon senso.
Un libro di poche pagine, che si legge in un soffio e per giorni riempie il cuore di immaginazione e speranza.

giovedì 23 maggio 2013

Antonio Fava - Come sentirsi stranieri in Italia .


Nel mese di Luglio del 2011 abbiamo avuto la fortuna come Associazione di ospitare per una settimana a Scandale il Maestro di Commedia dell'arte e nostro compaesano Antonio Fava , avevamo sperato a seguito di questa sua venuta   in un maggiore interesse ed in un maggiore  coinvolgimento da parte di tutte le istituzioni di Scandale per la predisposizione di un Progetto che potesse in qualche modo portare la Commedia dell'arte a Scandale con l'aiuto  di questo autorevole personaggio di origine Scandalese .
LA CULTURA DIMENTICATA. EPPURE ALL'ESTERO PRODUCE RICCHEZZA
Con il suo patrimonio storico-artistico l’Italia avrebbe tutte le carte in regola per fare della cultura il punto di forza della sua economia. E invece nel Belpaese i monumenti si sgretolano sotto l’azione inarrestabile dell’incuria e del degrado, i musei chiudono per mancanza di fondi, mentre biblioteche e archivi storici sono ormai al collasso. Una crisi che colpisce duramente anche i lavoratori dello spettacolo, ormai in mobilitazione permanente. Il tutto nell’indifferenza generale della classe dirigente italiana.

INTERVENTO DI ANTONIO FAVA

Con l’apparizione della commedia dell’arte, nell’Italia del XVI secolo, e con la sua successiva diffusione e adattamento in tutta Europa, si determinò una svolta importantissima nella storia del teatro occidentale: con la Commedia, il Teatro da ritualistico o dilettantistico diventa professione (arte), nasce l’attore nuovo, depositario di una sua scienza del recitare.
Nasce, quindi, il Teatro Moderno.
Riproposta oggigiorno, la Commedia dell’Arte si rivela disciplina rigorosa, della quale la pratica e la conoscenza sono indispensabili a coloro che del teatro intendono fare una scelta professionale. La scuola
internazionale dell'attore comico da me fondata e che si ispira alla commedia dell’arte, ha sede a Reggio Emilia, ma è come se avesse sede all’estero. A Reggio Emilia esiste uno spazio fisico dove si tengono gli stage ed una scuola che opera da agosto a fine ottobre di ogni anno, ma gli allievi
che la frequentano vengono tutti dall'estero e anche quando arriva qualche Italiano è perché è andato a studiare all'estero e li gli hanno parlato di un maestro che insegna la Commedia dell'Arte. Le sto scrivendo da Barcellona di Spagna dove sto tenendo un corso di tre giorni alla scuola internazionale di Berty Tovias , poi andrò a Murcia ad insegnare al master di teatro organizzato dall'Università San Antonio. Al ritorno, il 25 maggio, partirò per l'Australia dove sarò l'ospite principale della Italian week in Brisbane. Sono ritornato dalla Francia nel 1980, perchè avevo voglia di parlare Italiano ed ho fondato la compagnia teatrale del Teatro del Vicolo.
Mi sono stati necessari cinque anni, fino al 1985, per capire che le sovvenzioni statali (20 milioni all'epoca) ti obbligavano a lavorare per i bordereaux e per una concezione del teatro impiegatizio, del tutto estranea a un artista.
Da questa consapevolezza è nata la decisione di lanciare lo Stage Internazionale di Commedia dell'Arte, Lo Stage Internazionale di Commedia dell’Arte, giunto alla XXVI edizione, dura 4 settimane, mentre l’intero ciclo formativo previsto dai programmi della scuola prevede 350 ore di lezione e dura 12 settimane.
Nella scuola io insegno la gestualità dei tipi fissi e l'improvvisazione, nonché le tecniche per la realizzazione di spettacoli; tecniche che consentono, una volta completata la formazione, di realizzare uno spettacolo. A questi attori viene insegnato cioè a diventare imprenditori senza dovere aspettare la telefonata del regista famoso.
Mi occupo inoltre di didattica e pedagogia teatrale, ma sono anche un performer, un regista, un realizzatore di maschere in cuoio; giro tutto il mondo facendo regie, spettacoli e insegnando nelle Università e nelle accademie di teatro.
 Attori professionisti desiderosi di aggiornarsi, allievi delle scuole di Arte
Drammatica, studenti e studiosi delle discipline dello spettacolo, sono coloro ai quali lo Stage e la Scuola si rivolge.
In Europa e nel mondo si può riuscire con il merito, attraverso lo stage e la scuola che sono la nostra vetrina; i nostri allievi tornano a casa ricchi di una esperienza e conoscenza talmente ricca che spesso mi invitano nei loro Paesi. Andando in giro per il mondo ho incontrano tanti italiani che per potere lavorare hanno dovuto migrare nonostante siano molto bravi sul piano artistico e professionale. Per questo mi sento straniero in patria.

mercoledì 22 maggio 2013

Luigi Santoro - Storia di Scandale

        (Luigi Santoro )

Luigi Santoro è nato a Scandale nel maggio del 1955   . Appassionato di storia ha frequentato il Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma "La Sapienza"; vive e lavora nella Capitale dal 1979 è sposato ed è padre di due figlie .

Storia di Scandale
Autore: Luigi Santoro
Collana: Sociologia, Politica, Diritto, Economia
Formato: 17 x 24 cm
Legatura: Cartonato
ISBN13: 9788849212952 978-88-492-1295-2
ISBN10: 884921295X 88-492-1295-X
Ub.int: T041A S15F G25C G3 S

Anno di edizione: 2007
Pagine: 272
Prezzo: € 25.00

 Il volume si propone come un tentativo di consegnare agli Scandalesi la loro storia per renderli consapevoli di quello che è avvenuto nei secoli passati. L'Autore si è impegnato nello scandaglio di una copiosa documentazione. Si è consapevoli che non si può conoscere bene il presente se si ignora il passato, e che la ricerca delle proprie radici è antico e moderno desiderio di tutti i popoli civili. Scandale ha origini non molto antiche, ma l'Autore sa trovare, specie nella parte che riguarda la Diocesi di San Leone, l'aggancio e lo spunto per riandare alla ricostruzione storica di quel casale e al suo inserimento all'interno della storia del Marchesato di Crotone. È interessante il capitolo che riguarda il 'Catasto Onciario' del 1743, ricco di notizie di carattere economico, spesso sconosciute ai non specialisti. C'è da credere che queste notizie possano contribuire a dare una migliore conoscenza dell'economia povera della zona e della miseria nella quale si dibattevano le popolazioni. Particolarmente importante il capitolo sull'occupazione delle terre da parte dei contadini del Marchesato nell'immediato dopoguerra e l'indagine, condotta da una équipe guidata dal prof. Manlio Rossi-Doria per conto dell'Unesco a metà degli anni Cinquanta, sulle comunità rurali interessate alla riforma agraria, tra cui Scandale. Dalla sintesi dello studio, emergono chiaramente quali fossero i problemi economici, i comportamenti umani e le relazioni sociali nei comprensori interessati dall'intervento di quella riforma. L'Autore è un appassionato cultore delle vicende storiche di Scandale; si apprezza il suo impegno nella ricerca e nella lettura autentica delle fonti archivistiche e documentarie, che costituiscono la struttura portante di tutto il lavoro, e gli fanno meritare certamente la stima e l'apprezzamento di quanti si degneranno di leggerlo fino in fondo "sine ira et studio".

Riflessione dell'autore :

Spero che in futuro qualche giovane di Scandale, magari anche per una Tesi di laurea, si occupi della storia di Scandale perché il materiale è abbondante. All’Archivio di Stato di Napoli giacciono 3 faldoni manoscritti del Catasto Onciario per un totale di 850 pagine. Nella sede dell’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia a Roma c’è l’Archivio Rossi-Doria dove giacciono 6 faldoni con 40 fascicoli che riguardano l’inchiesta sulla Riforma agraria svolta a Scandale dalla Commissione UNESCO. Nell’Archivio Arcivescovile di Santa Severina ci sono molti documenti su Scandale che nessuno ha mai consultato.

domenica 19 maggio 2013

Germania, boom di emigrati dall’Eurozona: +40% di italiani rispetto al 2011

di | 7 maggio 2013

L'anno scorso la crisi ha spinto oltre un milione di cittadini a trasferirsi nel Paese di Angela Merkel. Il livello di arrivi nel 2012 ha toccato il massimo degli ultimi 17 anni. Ad andarsene è soprattutto la manodopera specializzata nei settori sanitario e informatico

Anche nel Belpaese la crisi costringe ad emigrare. E una delle destinazioni preferite è la Germania che nel 2011 ha registrato un aumento del 40% di cittadini italiani rispetto all’anno precedente. A lasciare il nostro Paese, secondo i dati dell’Ufficio federale di Statistica di Berlino, è spesso la manodopera altamente qualificata destinata a colmare le carenze, soprattutto nel settore sanitario e informatico, nel sistema produttivo tedesco.
Le difficoltà economiche dell’Eurozona stanno così alimentando il boom dell’immigrazione in Germania, con un livello di arrivi che nel 2012 ha toccato il massimo degli ultimi 17 anni. E a intensificare questo flusso di nuovi migranti sono proprio i paesi partner europei maggiormente colpiti dalla crisi. I dati diffusi mostrano un totale di immigranti che lo scorso anno ha toccato 1,08 milioni di unità con un aumento del 13 per cento sul 2011 e nel 2012 712 mila persone hanno lasciato la Germania con un flusso netto positivo di 369 mila residenti. Il flusso più forte è comunque quello in arrivo dalla Polonia (176.367 immigrati) seguito da quello da Romania (116.154) e Bulgaria (59mila). Ma in percentuale spicca l’incremento di immigrati dalla Slovenia (+62%), dalla Spagna (+45%) e da Grecia e Portogallo (+43%).

sabato 18 maggio 2013

Charles Bukowski






Un uccello azzurro 


Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire,
ma con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani dentro, non voglio che
nessuno ti veda.
Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma gli verso addosso whisky e aspiro
il fumo delle sigarette
e le puttane e i baristi
e i commessi del droghiere
non sanno che lì dentro c'è lui.
Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani giù, mi vuoi fare
andar fuori di testa?
vuoi mandare all'aria tutto il mio lavoro?
vuoi far saltare le vendite dei miei libri in Europa?
Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
solo di notte qualche volta
quando dormono tutti.
Gli dico: lo so che ci sei,
non essere triste
poi lo rimetto a posto,
ma lui lì dentro un pochino canta,
mica l'ho fatto davvero morire,
dormiamo insieme così
col nostro patto segreto
ed è così grazioso da far piangere
un uomo, ma io non piango,
e voi ?


IL CUORE CHE RIDE

La tua vita è la tua vita.
non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell'arrendevolezza.
stai in guardia.
ci sono delle uscite.
da qualche parte c'è luce.
forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.
stai in guardia.
gli dei ti offriranno delle occasioni.
riconoscile, afferrale.
non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.
e più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.
la tua vita è la tua vita.
sappilo finché ce l'hai.
tu sei meraviglioso, gli dei aspettano di compiacersi in te.
 

giovedì 16 maggio 2013

ORCHESTA GIOVANILE DI FIATI SCANDALE - BANDA MUSICALE "G. VERDI " CERENZIA

La Banda Musicale "GAUDIOSI DI MARIA" di Scandale, dal  1996 anno in cui è nata per iniziativa di Iginio  Pingitore  ne ha fatta di strada grazie all'impegno e alla professionalità del suo Presidente e dei Maestri Francesco Pignataro e Simone Emiliano Pasculli .


Quest'anno L'Orchestra Giovanile di Fiati di Scandale diretta dal Maestro  Francesco Pignataro e la Banda Musicale "G. Verdi" diretta dal Maestro  Simone Emiliano Pasculli  di Cerenzia  hanno partecipato  l'11 e il 12 Maggio scorso  al  Concorso Nazionale per Banda  “La Bacchetta d’Oro” a Fiuggi Terme (FR) ottenendo per la soddisfazione di tutti i musicisti che hanno suonato al Concorso un ottimo risultato :

CATEGORIA GIOVANILE "B"
2° posto  - Orchestra Giovanile di Fiati - Scandale (KR) - punteggio 80.02

TERZA CATEGORIA
4° posto - Banda Musicale "G.Verdi" - Cerenzia (KR) - punteggio 80.90

Questo risultato si realizza   soltanto grazie all'impegno dei Maestri  e di ogni singolo musicista. Come ha detto il Presidente del Concorso "Bacchetta d'oro" non è facile in questo periodo storico economico affrontare Viaggi, Concorsi, Rassegne, Festival o altro...ma le Bande hanno dato ancora una volta la dimostrazione che tutto si può fare, tutto si può superare con l'impegno e la collaborazione  .
(Orchestra Giovanile di Fiati di Scandale)
 
(Banda Musicale "G. Verdi di Cerenzia)
(Maestro Simone Emiliano Pasculli durante la premiazione)

(Musicista Alessio Barberio e Maestro Simone Emiliano Pasculli durante la premiazione)

(Musicista Alessio Barberio e Maestro Simone Emiliano Pasculli durante la premiazione)
(Maestro Simone Emiliano Pasculli )


 

mercoledì 15 maggio 2013

Siate pronti per la decrescita



Da: La Repubblica.


Come affrontare la necessità di vivere in un mondo attraversato dalla crisi globale, con meno risorse, meno energia e meno abbondanza... e vivere, se non felici, almeno sereni


PREPARIAMOCI, la festa è finita ed è ormai il tempo del rigore. Consapevoli che energia e risorse naturali non sono senza fondo, è necessario dire basta (da subito) agli sprechi e a quel modo dissennato di consumare che sta portando il pianeta ai limiti del collasso. Ci aspetta un'altra vita, più essenziale e più spartana, prospettiva inevitabile, ma anche possibile. E dunque, se è fondamentale assicurarsi un futuro con i beni fondamentali garantiti, è giunta l'ora di rinunciare al superfluo. Prepariamoci esorta il titolo del nuovo saggio di Luca Mercalli, che presiede la Società metereologica italiana e dirige la rivista Nimbus, perché solo con un piano per salvarci il mondo del futuro potrà rimanere sostenibile per gli esseri umani.

Ma tranquilli, decrescenza non necessariamente trascina con sé tristezza e depressione. Anzi. Vivere in con minori risorse, minore abbondanza e con meno energia, può trasformarsi in un'opportunità positiva, per ridefinire i nostri veri bisogni e rimodulare la scala delle priorità dell'esistenza. Una strada che può forse condurre perfino a una maggiore serenità, se non addirittura alla felicità.

Troppo ottimismo? Può darsi. Ma poiché è indubbio che una crisi globale a più facce, che coinvolge clima, ambiente, energia, cibo, economia e molto altro, sta minacciando il mondo, l'unica soluzione per reagire è la mobilitazione collettiva per cambiare. Quella che Mercalli definisce "intelligenza".

Indica il piano e il programma politico che "voterebbe", l'autore meteorologo e la rivoluzione delle nostre abitudini potrebbe partire da ciascuno di noi. Dobbiamo essere pronti ad accettare uno stile di vita più sano e più economico che si traduce in meno acqua consumata, meno luci accese inutilmente, meno inquinamento. E soprattutto più impegno civile, per garantire effetti positivi e costanti. Insomma , a fronte dell'emergenza, non servono i miracoli (impossibili). E, allora, per quel che ci compete, rimbocchiamoci le maniche e... "Prepariamoci".

Crisi diffusa e futuro incerto, da dove far partire il cambiamento?
La crisi continua a essere vista solo come un fatto finanziario invece si tratta di una profonda crisi strutturale dovuta alla diminuzione di risorse energetiche, minerarie e naturali facilmente estraibili (quindi aumentano i costi...), e all'aumento della popolazione, dei rifiuti e dei cambiamenti climatici (altri costi e disastri ambientali). Pertanto il cambiamento deve partire da un severo abbattimento degli sprechi, un aumento dell'efficienza nell'uso di energia e materia e una revisione, anche in senso filosofico, delle necessità materiali dell'uomo. Garantire sì i bisogni fondamentali, ma interrogarsi sul senso del superfluo, che è poi riconducibile ad altri consumi di materiali ed energia, e alla produzione di rifiuti. Volere di meno, decrescere
insomma, è l'unica ricetta per mantenere la sostenibilità della specie umana su un pianeta che non ce la fa più a rifornirne tutti i capricci. La crescita economica infinita in un pianeta finito è impossibile, dobbiamo mettercelo in testa, prima che siano i processi fisici, chimici e biologici a imporcelo, in un modo che però non sarà né gradevole, né negoziabile.

Lei parla di intelligenza collettiva, è una soluzione?
I guasti ambientali che stiamo infliggendo alla Terra e quindi a noi stessi, sono la somma delle decisioni di sette miliardi di persone. Anche una semplice bottiglietta di plastica abbandonata in un prato avrà delle conseguenze a lungo termine. Quindi devono maturare consapevolezze negli individui e nella società, e il gesto di ciascuno di noi avrà sempre un senso se ridurrà i prelievi di risorse e la produzione di rifiuti ed emissioni che alterano il clima.

Quale programma politico per un mondo con meno risorse , ma sostenibile?
Prima di tutto dobbiamo dirci francamente le cose come stanno: la torta delle risorse è sempre più piccola ed è una favoletta continuare a ingannare le persone con la storia della crescita infinita. Poi un programma politico di costruzione della resilienza, ovvero la proprietà del sistema di non collassare quando sottoposto a uno shock. La Grecia è un esempio di decrescita subita e non gestita, in assenza di resilienza: i cittadini hanno perso nel giro di pochi mesi la capacità di pagare la bolletta energetica, l'assistenza sanitaria e addirittura la sicurezza alimentare. Un programma politico per la resilienza vuol dire investire sull'autosufficienza energetica e alimentare, insomma, garantire a tutti il necessario per mantenere un livello di vita dignitoso e abbandonare i progetti inutili e gli sprechi assurdi. Nello stesso tempo avremmo anche
un vantaggio ambientale: il ricorso alle energie rinnovabili e la diminuzione di uso di energia fossile farebbero bene tanto al portafoglio quanto all'atmosfera.

Prepariamoci

Luca Mercalli
Chiarelettere
Pag. 238, euro 14

venerdì 10 maggio 2013

Possibilità lavorative all'estero


Il Fatto Quotidiano: di  | 9 maggio 2013

Tour operator in Thailandia: “Se sai l’arabo o il cinese qui fai ciò che vuoi”

A Cagliari faceva l'ingegnere. Poi Riccardo ha deciso di mettersi in gioco e ora lavora in un gigante della travel industry presente in 147 paesi. Prima di Phuket era in Vietnam, dove "architetti e designer sono sempre richiesti". Il problema degli italiani? "Non sanno neanche parlare l'inglese"



Da Cagliari a Phuket sono 9.400 km in linea d’aria. Un’infinità, ma solo “se rimaniamo incastrati nei nostri blocchi mentali”. Riccardo Mereu (nella foto al centro) la distanza l’ha annullata imparando due lingue e lavorando di mouse e di curriculum. In Italia faceva l’ingegnere, in Thailandia lavora ad alti livelli nel turismo, in un gigante della travel industry che ha in catalogo 50 mila alberghi in 147 paesi. Riccardo è il responsabile area della Thailandia del sud: dirige 4 uffici in 4 città con 29 dipendenti. “In gergo si chiama destination management service – racconta – organizziamo transfer, escursioni, tour guidati per i turisti”. A 36 anni dall’altra parte del mondo per fare “un mestiere che vorrei fare in Italia, ma che lì è impossibile fare”. Meglio la fuga, dunque: “No, sono qui per imparare: tornerò e farò quello che mi piace in Sardegna“.
E’ il 2006. “Mi era scaduto il contratto dopo tre anni, facevo l’ingegnere in un’impresa edile di Cagliari”. La fine di tutto? No, l’inizio. “Lì ho capito che quel mondo mi stava stretto, volevo parlare inglese, francese, spagnolo. Volevo confrontarmi con una realtà diversa”. Prima tappa Cork, inIrlanda, per fare un corso d’inglese. Poi un master in turismo con una internship a Panama. Nel 2009 partono le mail con il curriculum e subito accade qualcosa: “Cercavo un operatore turistico cui servisse una persona che parlasse tre lingue, disposta a trasferirsi in Asia. Dopo due giorni arrivavano già le risposte. Mi scrive anche il general manager svizzero di un’azienda vietnamita: ci scambiamo qualche mail, faccio il colloquio al telefono, un’intervista in spagnolo e mi chiedono una lettera motivazionale. Dopodiché il posto ad Hanoi era mio”.
Sette anni in giro: dopo il Vietnam, l’arrivo a Phuket, ogni tratta aerea un avanzamento di carriera. Lo schema è sempre lo stesso: curriculum via mail, colloquio su skype, biglietto di sola andata. Tra gli italiani e la Thailandia, intanto, un rapporto che comincia a cambiare. “Qui di turisti italiani se ne vedono pochi, così non serve più a nessuno che parli la lingua”. Gli stanziali nell’area non sono molti. “Camerieri e cuochi, ma anche gente arrivata decenni fa che ha aperto pizzerie, che oggi sono vuote. Altri lavorano alla Piaggio in Vietnam, sono tecnici e ingegneri”. Ci sono ancora possibilità? “Architetti e designer sono sempre richiesti, ma bisogna parlare almeno due o tre lingue: se sai l’arabo o il cinese fai ciò che vuoi. Il guaio è che gli italiani non sanno neanche l’inglese”.
Il motore di Riccardo è stata la voglia di rimettersi in gioco. “Bisogna liberarsi dai blocchi mentali. Il contratto a tempo indeterminato non esiste più, almeno nel settore privato. Il modello di società che noi 30enni abbiamo conosciuto non c’è più: il mondo con la famiglia al centro di tutto, garantita da un bel lavoro a tempo indeterminato frutto del benessere degli anni ’60 e ’70, è finito. Il quadro non funziona più? Allora bisogna reagire, spaziare. Se all’estero ci sono delle possibilità, perché non andare a vedere?”. Alla fine devi sempre spiegare il perché a chi resta: “Io sto facendo all’estero un lavoro che vorrei fare in Italia, ma che lì è quasi impossibile fare. Un esempio: se in Sardegnavolessi aprire una destination service, non potrei perché c’è un albo cui non posso iscrivermi perché sono un ingegnere”. Poi c’è la burocrazia: “Quando ero a Cagliari, provai a prendere un furgoncino per portare i turisti dall’albergo, con cui avevo un accordo, in spiaggia o all’aeroporto: mi hanno chiesto una fideiussione di migliaia di euro, l’iscrizione all’albo del comune che dà 2 licenze ogni 10 anni, e ancora documenti su documenti. Ti fanno passare la voglia. Poi magari riesci pure a cominciare e allora ti ammazzano di tasse”.
Cosa serve per andare via? Coraggio? “Noi sardi siamo storicamente predisposti alla partenza. Ma partire non significa andare via per sempre. Io non me ne sono mai andato: sono in contatto via web con la mia famiglia e i miei amici, seguo quello che succede in Italia. Tornare? Non sono pronto, e nemmeno l’Italia è pronta”. E’ questione di prospettiva: “In Italia è tutto sbagliato: le industriechiudono e noi non capiamo che le nostre vere ricchezze sono cultura e turismo. Qui viene gente da ogni parte del mondo per vedere dei Buddha giganti fatti 5 anni fa e dipinti d’oro e noi non andiamo oltreconfine a far pubblicità ai nostri immensi tesori d’arte”. Serve tempo, a tutti: “Voglio fare esperienza e poi tornare in Sardegna per aprire la mia attività, ma continuando a fare una vita di respiro internazionale: i clienti andrò a cercarmeli all’estero. Si può fare, perché dovrei pormi troppi limiti?”.

giovedì 9 maggio 2013

Manìa Simposiale


Manìa Simposiale

Di seguito un testo tratto dal libro Grecia di Silvestro Neri (da Luci sul mare Ionio)

Quarta luce

Sui monti il cielo imparziale del viene
e va, la rapsodia, l’estate, ore
funeste o rami senza sete
per l’oro che trabocca nell’azzurro
del ritmo in fondo che circonda il mondo,
muove la roccia, il sangue, al che diffonde
goccia strabiliante, luce d’amore.


Venerdi 10 maggio 2013, ore 17.00
  • Caffè filosofico nel giardino del Liceo Classico sul rapporto Fede e Ragione con il Prof. Bondì Roberto (Docente di Filosofia del Pensiero Scientifico UNICAL);
  • in contemporanea si terrà un Caffè letterario presso il Bar Moka di Crotone, con il poeta toscano Silvestro Neri e, nella piazzetta Bellusci, attigua al Bar Moka, si potranno degustare delle ricette latine tratte dal testo "Ars culinaria" a cura della prof.ssa Varano Antonia, Docente di matematica e fisica presso il nostro Liceo.
L'organizzazione è curata dalla Prof.ssa Cinzia Calizzi e dalla Prof.ssa Rossella Frandina, Docenti del Liceo Classico "Pitagora".

martedì 7 maggio 2013

La Diffusion Jazz Band apre sul lungomare la rassegna 'Kroton Jazz Festival'

Al via da oggi, mercoledì 1 maggio, la rassegna “Kroton Jazz Festival”, iniziativa promossa dal Comune di Crotone. Il palcoscenico della prima proposta dell’ampio cartellone di eventi promosso dell’assessorati alla Cultura e allo Spettacolo è lo storico “Bar Columbus” dalle ore 19.00.


Al via da oggi, mercoledì 1 maggio, la rassegna “Kroton Jazz Festival”, iniziativa promossa dal Comune di Crotone. Il palcoscenico della prima proposta dell’ampio cartellone di eventi promosso dell’assessorati alla Cultura e allo Spettacolo è lo storico “Bar Columbus” dove alle ore 19.00 sarà servito un delizioso “aperitivo jazz” a cura della Diffusion Jazz Band. Alle ore 22.00 lo spettacolo prosegue con il “Live Set Riccelli Dascola”.
Si tratta dei primi, attesi, appuntamenti di un calendario fitto di incontri non solo con la buona musica ma anche con i luoghi storici dell’intrattenimento crotonese. Il Kroton Jazz Festival rientra nella misura del Programma Pisu (Progetti integrati di sviluppo urbano) “realizzazione di eventi per la promozione e la valorizzazione”.

venerdì 3 maggio 2013

LA FAMIGLIA

La famiglia è  l'istituzione fondamentale in ogni società umana, fondata sul matrimonio o la convivenza, con i caratteri della esclusività, della stabilità e della responsabilità, attraverso la quale la società stessa si riproduce e perpetua, sia sul piano biologico, sia su quello culturale.

I valori di una famiglia Scandalese nelle parole di Franco Cirillo 

dal sito di Cesare Grisi (scandale-kr.it)





Gli anni ’50 e ‘60 furono anni di grande emigrazione per Scandale, paragonabile agli ultimi dell’800 e ai primi del ‘900 verso gli USA: anni tristi per coloro che dovettero lasciare paese e famiglia, ma allo stesso tempo, anni di opportunità e di progresso economico.
Con grande rammarico e apprensione per un futuro incerto, insieme alla nostra cara mamma, lasciammo la nostra amata Scandale e i nostri parenti il 22 aprile 1960, alla volta di Napoli dove ci imbarcammo sulla M/N Augustus. Dopo un lungo viaggio in mare durato undici giorni, sbarcammo ad Halifax, Nova Scotia, il cinque maggio.
Descrivere questa “crociera”, se così la si vuol chiamare, bisogna avere un pò d’immaginazione. Nel tardo pomeriggio del 23, mentre la nave si staccava dal molo, la banda militare incominciava a suonare una marcia un pò mesta e, man mano che essa si allontanava, scorgevamo una mano lontana che ci sa-lutava: era il nostro caro zio Silvio Noce che sventolava il suo fazzoletto bianco - era stato lui che si era tanto indaffarato per le nostre pratiche e che ci aveva accompagnati. Forse non ci saremmo mai più visti. Dopo quasi un’ora le luci della città sembravano stelle che luccicavano nella distanza. Gli altoparlanti incominciarono a trasmettere della musica che ci avrebbe accompagnati durante tutto il viaggio: brani della Traviata e, a più riprese, quella canzone resa famosa dal grande tenore Beniamino Gigli “Non ti scordar di me”, come se l’Italia ci dicesse: “Non dimenticarti di me”. Partivamo per l’America, quella Terra di “latte e miele” dove l’oro si trovava sui marciapiedi e che i nostri antenati chiamavano ‘A Terra i du rišcuordu”. Ma per noi non fu così. Abbiamo sempre tenuto nel cuore la nostra terra, la nostra Scandale, i nostri amici e parenti. Nelle nostre riunioni di famiglia non manchiamo di ricordarci del nostro paesello, del nostro passato, della gente che non è più con noi. Noi, che più di una volta, siamo ritornati, abbiamo visto lo sviluppo che ha fatto Scandale dopo l’emigrazione. Grazie all’internet, se-guiamo con interesse tutto ciò che succede a Scandale e il coinvolgimento dei giovani nel campo culturale. Di questo ne siamo veramente contenti.
Durante il viaggio in mare ci furono poche soste: Genova, Barcellona, Gibilterra, Lisbona; d’altro non si vedeva che cielo e mare e i delfini che ci accompagnavano. Poi le Isole Azzorre. Chi poteva immaginare che due giovani di queste isole un giorno avrebbero fatto parte della nostra famiglia. Sulla nave non c’era un gran ché di divertimenti per i bambini; dopo tutto si viaggiava in terza classe, quasi al livello dell’acqua, e la nostra non era una nave da crociera: bisognava trascorrere il tempo alla meglio, giocando a carte, scivolando con le sedie e tenendoci dalle corde quando il mare era mosso, o correndo intorno alle piscine in coperta. Non ci era permesso di visitare la prima e la seconda classe perché lì c’era gente ‘più importante’. E’ la prima volta che sentiamo parlare lingue diverse. La mamma soffriva il mal di mare e trascorse tutto il viaggio in cabina. Io, che ero il più grande – avevo sedici anni allora e il più piccolo, Albero, ne aveva cinque- dovevo occuparmi dei più piccoli. Camminavamo a fila Indiana, legati alla mia cintura. Finalmente, due giorni prima dell’arrivo a Halifax, si incominciarono a vedere i gabbiani, segno che la terra era ormai vicina. Fra i passeggeri ci furono momenti di gioia e così, come l’equipaggio di Cristoforo Colombo, potemmo finalmente gridare: “Terra! Terra!”.

Il 5 maggio, all’alba, la nave approda al Pier 21 (Molo 21). Si scende dalla nave. In un grande edificio, oggi Museo dell’Emigrazione, che, con grande emozione, ebbi l’occasione di vistare nel 2009, si passa da un salone ad un altro per la procedura: controllo passaporti, certificato medico, interrogazioni in in-glese con l’assistenza di un interprete – c’è gente di varie nazionalità. Per la prima volta ci viene asse-gnato un numero, il codice fiscale. Si passa alla dogana. Vengono ispezionati i bauli e le valige, alcune di cartone, che contengono i pochi averi che questi poveri emigranti portano con se. Poi, per opera dell’Ufficio Cattolico Canadese per l’Emigrazione, ci vengono dati dei soldi, dei dollari, che sarebbero serviti per il cibo durante il viaggio in treno.
Nel tardo pomeriggio si forma un’altra fila. Ci fanno salire in treno. Ci assegnano i posti in seconda classe. Non ci sono cuccette. I sedili di pelle si possono allungare – per una notte e un giorno questi serviranno da sedile e da lettino fino a Montreal. Qui si cambia sul treno della CNR (Canadian National Railway). Un interprete italiano ci dice che il viaggio per attraversare il Canada dall’Atlantico al Paci-fico dura cinque lunghi giorni. Di nuovo non ci sono cuccette ma sedili di velluto che si allungano e un vagone ristorante. La sola cosa da fare è guardare per i finestrini e ammirare l’immensità di questo Pae-se: le montagne ancora coperte di neve e i laghi, la flora e la fauna, le praterie immense dove già si fa il raccolto del grano – per noi cosa strana perché è ancora primavera - poi le Montagne Rocciose della Columbia Britannica.
All’alba del dieci, il treno attraversa lentamente il ponte arancione che io riconosco da una cartolina – è il Pattullo. Finalmente siamo arrivati a casa. Il treno si ferma nella stazione di New Westminster, a 20 Km da Vancouver. Ad attenderci c’è nostro padre, che non vedavamo da esattamente tre anni: sembra molto più giovane di quando era partito nel ’57, e nostro zio Alberto, emigrato nel 1952. La stanchezza non si fa più sentire. Baci, abbracci, emozione. Siamo molto contenti. La nostra famiglia è di nuovo insieme e nessuna cosa ci separerà mai più.

Incomincia così la nostra vita in Canada. In terra di emigrazione non tutto è oro quello che luccica. La nostra vita, come quella di tutti gli emigrati, non è stata tutta rose, ci sono state anche le spine: una lin-gua sconosciuta, una struttura scolastica diversa dalla nostra con anche un pò di bullismo, gente di na-zionalità, lingue e culture diverse che, come noi, è venuta in cerca di un futuro migliore; gente diversa, ma accogliente, che fa del Canada quel “melting pot” che lo rende noto in tutto il mondo, dove tutti, immigrati o rifugiati, abbiamo gli stessi diritti: praticare la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra religione garantitici dalla Costituzione e dalla Carta dei Diritti Civili.
Nel ’60 la nostra famiglia aumenta di numero con la nascita di Fernando e nel ’63 con la nascita di Rosalba.
Abbiamo perseverato nelle avversità e con l’aiuto di Dio e con la nostra buona volontà siamo riusciti bene nella vita. Io sono professore di lingue romanze e ormai in pensione, Domenico e Alberto sono parrucchieri e proprietari dei propri saloni, Emma è commessa in un negozio di abbigliamento, Italo è carrozziere e Giuseppe editore di riviste e guide telefoniche. Fernando è vetraio con ditta propria, e Rosalba, segretaria di azienda.

Anche se sono trascorsi cinquanta anni da quando lasciammo la nostra patria, ci sentiamo fieri di essere italiani e soprattutto Scandalesi. Come tali, conserviamo il nostro dialetto, la nostra cultura e le nostre tradizioni, specialmente quelle culinarie, che cerchiamo di tramandare ai nostri figli che, come noi, sono fieri di chiamarsi italo-canadesi.
A nome del Clan Cirillo, un caro saluto a tutta Scandale e in particolar modo ai nostri parenti.
Francesco (Ciccio) Cirillo




mercoledì 1 maggio 2013

Bici in Città


Dalle olive, pannelli ecologici riciclabili all’infinito


A Polistena, nella Piana di Gioia Tauro e alle pendici dell’Aspromonte, esiste una realtà imprenditoriale all’avanguardia a livello internazionale, che riutilizza la sansa esausta – cioè il sottoprodotto del processo di estrazione dell’olio di oliva, composto dai residui di polpa, bucce e frammenti del nocciolino delle olive – per produrre pannelli per pavimentazioni interne e esterne. Questi pannelli ecologici sono molto simili a quelli in legno o ai laminati, dal punto di vista estetico, ma sono molto più resistenti e impermeabili, non contengono sostanze nocive e sono riciclabili all’infinito e possono essere utilizzati per arredi urbani e scolastici, percorsi pedonali, soppalchi, strutture balneari, allestimenti fieristici, pianali di container e di veicoli industriali.
La Calabria trabocca di sansa esausta: solo nella Piana se ne producono, ogni anno, circa due milioni e mezzo di quintali, ma di solito viene utilizzata al posto dei pellet nelle stufe oppure per produrre un olio a basso prezzo e senza alcuna qualità. L’idea di usare la sansa esausta in modo innovativo nasce sin dal 1994 grazie ad un’intuizione di Domenico Cristofaro, “geometra-imprenditore”, come lui stesso ama definirsi, che provò a mescolarla con il prolipropilene (vergine o riciclato, come gli scarti della lavorazione dei pannolini per bambini e i vasetti di yogurt vuoti). Dopo anni di ricerca e sviluppo, passati mettere a punto la miscela più adatta, nel 2000 il progetto di Cristofaro diventa realtà e nasce ECOPLAN . La linea di produzione dei pannelli ecologici viene definitivamente messa a punto nel 2007 e, oggi, l’azienda sta raccogliendo le prime soddisfazioni e riconoscimenti importanti (come il premio di Legambiente e Libera ).
La miscela, brevettata e battezzata “ECOMAT”, non contiene alcuni tipo di colla, perciò non emette formaldeide, né sostanze potenzialmente cancerogene o nocive per la salute. I pannelli sono molto più resistenti del legno agli agenti atmosferici e chimici, per realizzarli non viene abbattuto un solo albero e sono riciclabili all’infinito. Ecoplan, infatti, ritira e ricicla tutti i suoi prodotti alla fine del ciclo di vita, raggiungendo due obiettivi importanti: abbattere i costi di acquisto di materie “prime” e “seconde” ed evitare ai propri clienti i problemi legati allo smaltimento. Ma l’elemento chiave di tutto sta nel raffreddamento degli impianti, che avviene a ciclo chiuso: questo significa che non ci sono acque reflue di produzione e che tutti gli scarti di produzione vengono macinati e re-immessi nel ciclo produttivo, cioè, in pratica, per la produzione dei pannelli non viene generato alcun tipo di rifiuto.
Oggi i pannelli al 100% ecologici di Ecoplan invadono i mercati del nord Italia e internazionali e suscitano l’interesse dei produttori di laminati di mezzo mondomentre al sud vengono utilizzati soltanto da qualche comune, per la pavimentazione dei lidi nelle spiagge.  Cristofaro persegue fermamente la via della legalità e della trasparenza e, pur conoscendo bene i rischi per gli imprenditori locali, ha scelto di restare nella sua regione. Amico di don Pino de Masi, l’imprenditore dichiara che la criminalità organizzata, “non si è fatta vedere, ancora, forse perché è un settore ad alta tecnologia che, per ora, non produce ricchezza. Ma qualora scegliessero di bussare, troveranno una risposta decisa; non bisogna cedere mai all’arroganza. Ribellarsi alla criminalità paga, sia da un punto di vista morale che economico”.
“Questa, oltre ad essere una missione imprenditoriale, è ancheuna missione sociale, etica, responsabile, stimolatrice”. Cristofaro spiega le ragioni che lo spingono a non andarsene dalla Calabria: “La volontà di uscire fuori dai soliti schemi assistenzialistici, la voglia di dimostrare a se stessi e al territorio di poter fare qualcosa di diverso e l’idea di creare ricchezza e sviluppo con l’auto-imprenditorialità“. A partire dalla sansa esausta delle olive, tutto il suo lavoro è legato a questo territorio, del quale vuole sfruttare in maniera positiva, peculiarità e caratteristiche, perché “nulla avrebbe potuto esistere fuori dalla Calabria, questo è fuori discussione”.