martedì 24 giugno 2014

Il tempo è tutto


Il tempo è tutto
"La mia idea di vita è la sobrietà. 
Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. 
Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. 
Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. 
E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. 
Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. 
E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. 
 L'alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere". 
José Mujica, Presidente dell'Uruguay

giovedì 19 giugno 2014

Musica e Cultura al camping San Paola A Capo Rizzuto


Sul finire degli anni '70, sulla costa selvaggia di Capo
Rizzuto, orde di giovani guerrieri, rivoluzionari, alternativi, folli, utopisti, combattenti per la giustizia, ricercatori della bellezza e sognatori dell'armonia, venivano a stemperare nel mare e nell'argilla, l'energia e le tensioni di anni pieni di sogni e di speranze. Da più di 30 anni questo lembo di spiaggia è sede di un laboratorio umano e sociale che, nonostante il tempo e le varie gestioni, continua a rappresentare un'oasi di pace e di ben-essere.... E la Storia continuerà anche quest'anno!

 http://www.campingsanpaolo.it/

STAGIONE ARTISTICA
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I LIVE

LUGLIO
4-5 - MArtelive Calabria (Finale Regionale)
11 - Miliazzu Manuzio "Live"
12 - Rock'n'Rolla Live Set
13 - Tappa ufficiale del Calabria Pride 2014 e Magaria "Live"
18 - La bellezza oscena del caos decadente (reading,painting e live music performance)
19 - Red Strikes "Live"
20 - Erin K (usa) "Live"
25 - Note di solidarietà per Oxfam Italia
26 - Caravan Billy Fest (con skrokko'n'roll e Kitty Kat Combo "Live", KalabriaInk Masaniello tatoo, Il Barrio , Vito coffeur, Teskyo Piercing Shop ed un pò di sorprese)
29 - Underdog "Live"

AGOSTO
1 - Hot Pepper Label Day (Cardamone, Unione Suonatori di Base,Calanchi Funky "Live")
2 - Kill-Your BF "Live"
3 - Rua Mentana "Live"
4 - Calafrobrasil "Live"
6 - Michele Scerra Trio "Live"
7-8-9 San Paolo Reggae Fest
MARUMBA, Jovine, Marcello Coleman, Metissound, MANLIO Calafrocampano, Eazy Vibes Version, freedom fighters, Masserie MysticalReggae, KM Due Uno Nove, Enzo Caella, Antonio Monoras
11 - Giuradei "Live"
13 - Barfly "Live"
14 - Fukada Tree "Live"
15 - Fragil Vida musica y teatro
16 - Peter Piek "Live"
19 - Giuradei "Live"
23 - kuTso "Live"

Dall' 8 al 14 Agosto la Street Swing Band Sotto Alle Casere Vostre
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I DJ SET

Resident : Davide Otranto -Funky Cus (Francesco Cusato) - Losingate

Dall'1 al 15 Agosto Enzo Casella
3 - 16 - 17 Agosto DjIguana TheCooker
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LA WEB RADIO

Tutti i giorni, in diretta dal campeggio, i conduttori di www.radiobarrio.it

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I CORSI E LABORATORI
(gratuiti e aperti a tutti i campeggiatori)

- CORSO DI SHIATSU a cura di Antonella Barberio

- LABORATORIO DI PERCUSSIONI DI RICICLO condotto da Roberto Quagliarella ,assistenza tecnica Lua Omi’ Quagliarella

- LABORATORIO DI DANZA AFROFANTASY condotto da Mavis Castellanos

- LABORATORIO : L'ARTE DEL RICICLO a cura di ECART

- CORSO DI YOGA : Insegnante Anna Maria Battellocchi

- CORSO DI ACROBATICA una esperienza fisica tra gioco e acrobazia con esercizi di equilibrio in coppia e di gruppo, piramidi umane a cura di Erica Fierro

- SPETTACOLO CIRCENSE, acrobaziee aeree e danza col fuoco a cura di E.F.
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PER INFO E PRENOTAZIONI TEL AL 328 5824610 (LAURA)

mercoledì 18 giugno 2014

Quando Forza Nuova aiutava i bambini di Villa Condoleo


Dal Blog Storia di Scandale



Scorcio di Villa Condoleo in una foto pubblicata dagli organizzatori del Festival Mediterraneo


SUCCESSO COLLETTA ALIMENTARE PER BAMBINI DI VILLA CONDOLEO
CROTONE – Grande successo della colletta alimentare organizzata da Forza Nuova, in sostegno dei bambini ospiti della casa famiglia Villa Condoleo, grande è stata la solidarietà dei crotonesi, che in 15 giorni di raccolta, hanno portato nella sede del movimento decine di litri di latte, molti biscotti, vasetti di omogeneizzati e centinaia di prodotti vari, sia alimentari che per l'igiene.
Le donazioni sono state portate direttamente in struttura nella serata di ieri, mentre giorno per giorno erano già stati portati a Villa Condoleo i prodotti surgelati, le scadenze brevi, alimenti da banco frigo, la carne e le verdure.
Il nostro movimento continua così il suo impegno nel sociale, ma in particolare siamo soddisfatti di aver dato autonomia alimentare, seppur per un breve periodo, ad una struttura che ospita ventiquattro bambini dell'età compresa tra uno e diciassette anni, ricordiamo che questa storica struttura opera da sessant'anni nella provincia crotonese aiutando i bambini meno fortunati, ed oggi è vittima di una crisi economica che non risparmia nessuno, dei ritardi abominevoli nel recepire le rette dei bambini, di Equitalia e del suo metodo di riscossione che non tiene conto del sociale. Ringraziamo quanti hanno aderito al nostro appello.
Uno dei tanti comunicati stampa pubblicati su internet. Questo è del 2012

                                                   Locandina pubblicata da Forza Nuova
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NOTA MIA
Scusatemi, ma ho deciso di farmi qualche nemico, pubblicando le notizie sul Festival Mediterraneo. Si possono condividere o no le idee politiche degli organizzatori, ma penso che non sia né corretto né democratico nascondere le notizie su questo evento, come se queste persone fossero orchi. Sono persone come noi, impegnate politicamente che si riuniscono per discutere di temi che riguardano tutti. Non lo fanno per sport.
So che a Scandale il dibattito è molto acceso, so che la popolazione è divisa fra pro e contro questa manifestazione politica di Destra che si svolgerà a fine giugno, ed è anche difficile prevedere come il paese reggerà l’impatto, ma se non la si voleva bisognava pensarci prima. Poi non bisogna vedere le cose sempre in modo negativo. Non dimentichiamo che finito il Festival, ci sarà sicuramente per Villa Condoleo e Scandale un ritorno di immagine a livello nazionale ed europeo non indifferente. D’altronde, devo ricordare che se Scandale è conosciuta al di fuori del Marchesato di Crotone è dovuto a Don Renato e a Villa Condoleo, al film “Il Brigante” girato nel nostro centro storico da Renato Castellani nel 1960 (sono andato già al Centro Sperimentale di Cinematografia di Cinecittà a vedermi il film restaurato che è più lungo di 34 minuti della versione precedente, adesso dura 3 ore), e all’indagine sulla Riforma agraria svolta nel 1955 dal prof. Manlio Rossi Doria per conto dell’UNESCO. Dopo il 29 giugno dovremo, volenti o nolenti, aggiungere il Festival Mediterraneo 2014.
Approfitto di questa occasione per dire ai gentili lettori di questo blog che da tanto tempo mi seguono, che per motivi familiari e di lavoro da settembre, con l’inizio dell’anno scolastico, non metterò più articoli e foto tutti i giorni ma 2-3 volte a settimana o quando mi sarà possibile. Un saluto a tutti e forza Scandale.


sabato 14 giugno 2014

LE STORIE DI IERI (non molto diverse da quelle...............)




Le storie di ieri

da Rimmel (1975)

 

Mio padre ha una storia comune[1],

condivisa1 dalla sua generazione,

la mascella al cortile parlava:

troppi morti lo hanno smentito[2],

5          tutta gente che aveva capito.

 

E il bambino nel cortile sta giocando:

tira sassi nel cielo e nel mare.

Ogni volta che colpisce una stella

chiude gli occhi e comincia[3] a sognare,

10        chiude gli occhi e comincia3 a volare.

 

E i cavalli a Salò sono morti di noia:

a giocare col nero perdi sempre.

Mussolini ha scritto anche poesie:

i poeti che brutte creature[4],

15        ogni volta che parlano è una truffa.

 

Ma mio padre è un ragazzo tranquillo,

la mattina legge molti giornali:

è convinto di avere delle idee

e suo figlio è una nave pirata

20        e suo figlio è una nave pirata.

 

E anche adesso è rimasta una scritta nera[5],

sopra il muro davanti casa mia:

dice che il Movimento vincerà:

i nuovi capi hanno facce serene[6]

25        e cravatte intonate[7] alla camicia.

 

Ma il bambino nel cortile si è fermato[8]:

si è stancato di seguire aquiloni[9].

Si è seduto tra i ricordi vicini e i rumori lontani:

guarda il muro e si guarda le mani,

30        guarda il muro e si guarda le mani,

guarda il muro e si guarda le mani[10].

 
ANTONIO PICCOLO

La canzone ha un’imbastitura metrica molto chiara, con cinque strofe di cinque versi più la ripetizione ulteriore dell’ultimo verso nella sesta ed ultima strofa, che fa sì che abbia sei versi. L’impostazione musicale, per cui con la quarta strofa si sale di un tono, fa sì che la canzone possa essere divisa in due parti. Divisione sottolineata anche dal testo, con la ripetizione dello stesso soggetto: “mio padre” nella prima strofa, “ma mio padre” nella quarta.

 

Un’efficace denuncia contro il neofascismo.“È una delle canzoni di De Gregori dal taglio più apertamente politico, anche se le strofe più schierate si danno il cambio con altre assai più evocative, puntando lo sguardo su un bambino che gioca in cortile”[11]. L’intero brano gioca su un’alternanza di soggetti tra il padre e il figlio, che sono figure simboliche dello ieri e dell’oggi e, sebbene De Gregori canti soprattutto alla prima persona singolare, si tratta di finzione autobiografica. Con il padre si parla del passato fascista, con il bambino si parla del presente minacciato dal neofascismo. Sono “storie di ieri” che si riflettono nell’oggi, analizzate con un evidenziato distacco storico, più che politico: benché l’io lirico dica “mio padre”, al momento di parlare di sé canta in terza persona de “il bambino”.

 

Prima di parlare del presente, è storicamente necessario raccontare e spiegare il passato, traendo le responsabilità storiche oggettive (“la storia dà torto e dà ragione”[12]). La lezione di De Felice è visibile fin dall’inizio: il fatto che la “storia comune” sia condivisa dall’intera “generazione” del padre - e non da un ristretto gruppo di persone - sottolinea un dato oggettivo, se non una condanna: il fascismo ebbe un’indiscutibile e pressoché totale base di consensi. “L’affermazione comunista che a quest’epoca la «borghesia italiana» era stretta attorno al fascismo è indubbiamente, come valutazione dell’atteggiamento dominante nella stragrande maggioranza sia dei ceti medi sia della borghesia vera e propria, da accettare in pieno”[13]. Una storia condivisa e portata avanti con entusiasmo e spontaneità, tant’è vero che la versione originale della canzone non parlava di “storia”, bensì di “sogno comune” (come testimoniato dalla versione inedita del ’74 e da quella pubblicata e cantata da De André nel suo Volume VIII). L’io lirico, che spesso viene sostituito dal narratore onnisciente, emette il proprio giudizio nella stessa rappresentazione della vicenda, con l’uso di due sineddoche[14] : non si dice che “al cortile parlava” Mussolini, bensì “la mascella”, il tratto caratteristico e più banalmente pittoresco del duce; inoltre, si abbassa il valore delle folle oceaniche che riempivano le piazze, raccontando che non parlava al popolo o alla piazza, bensì “al cortile”. Chi sono poi i morti che lo hanno “smentito”? Il verbo “smentire” farebbe pensare ad un’azione cosciente e voluta, come è stata quella dei partigiani, da“tutta gente che aveva capito” quale erano. Eppure, il fatto che nella versione originale De Gregori abbia scritto “troppi morti lo hanno TRADITO” ci fa pensare ad altro: il sogno, Mussolini e il padre sono stati traditi da tutta la gente morta, chi per la follia suicida della guerra, chi per il terrore illiberale: morti che nella loro moltitudine costituiscono ironicamente “tutta gente che aveva capito” e invece non aveva capito nulla.

 

Cosa fa il bambino, cosa fanno oggi i piccoli italiani della Repubblica antifascista? Giocano in mezzo alla natura, sognano, volano, addirittura. Forse, vittime di una coscienza storica precaria e di una cultura antifascista non sentita nel profondo, vivono nella più totale inconsapevolezza, dimentichi degli orrori del ventennio. E, nel frattempo, gli eredi del fascismo si rinnovano, hanno capito che riproporre l’ideologia alla vecchia maniera non serve a nulla, che “a giocare col nero perdi sempre” (splendida ironia con l’allusione al gioco degli scacchi). I cavalli di Salò “sono morti di noia” nel fare i vecchi fascisti duri e puri, vanno rivestiti ed abbelliti agli occhi della gente, imparano ad usare “facce serene” (come canterà nella quinta strofa) e a riproporre anche il vecchio tiranno con un aspetto nuovo: “Mussolini ha scritto anche poesie”. Perché poi “i cavalli”? Forse perché è l’animale che incarna di più, nell’immaginario comune, l’epopea eroica e trionfale che il fascismo aveva fatto propria? Comunque, non c’è niente da fare: l’io lirico, che si sdoppia da bambino protagonista a narratore onnisciente, emette ancora una condanna, più emotiva che storica stavolta, come testimonia il sarcasmo dei versi 14-15: se Mussolini era un poeta, vuol dire che “i poeti” sono proprio delle “brutte creature” e, comunque, sono dei truffatori (ritorna il concetto: “lo hanno smentito”).

 

Volo dell'Angelo: Castelmezzano-Pietrapertosa (PZ)



lunedì 9 giugno 2014

Mina, esce l’album “Selfie”


 
Da La Stampa

Tredici brani che alternano atmosfere jazzistiche e sofisticate escursioni a melodie italiane. Il tutto dominato dal proverbiale magistero vocale. È «Selfie», il nuovo album di inediti di Mina. Come d’abitudine i titoli sono scelti tra la moltitudine di provini che, autori affermati e debuttanti, le inviano. Tra quelli che firmano i pezzi di «Selfie» c’è anche Don Backy che ha scritto «Fine», una classica canzone melodica all’italiana. Mina nel 1967 aveva inciso «L’immensità», nel 1976 nell’album «Singolare» aveva registrato «Nuda» e «Sognando».
I momenti migliori dell’album - in vendita da domani - sono quelli più vicini al jazz: come il brano d’apertura, «Questa donna insopportabile», una ballad in cui la sua voce vola sulle note e sugli accenti, o la squisita «Il giocattolo», una bossa in cui all’eleganza del canto fanno da contraltare assoli di chitarra, sax soprano e perfino di basso. D’altra parte sarebbe un peccato non mettere in mostra la classe dei musicisti che suonano nei dischi di Mina, che sono tra i migliori jazzisti in circolazione.
Con qualche eccezione, i nomi accreditati alla composizione di canzoni in questo album ruotano intorno a una ideale «factory» che nel tempo si è costituita intorno a Mina, tutor curiosa ed esigente, che richiede a musicisti, arrangiatori e autori eclettismo e versatilità e la capacità di essere pronti a misurarsi anche con generi e suoni che magari non sono quelli nei quali sono cresciuti, ma che lei li spinge ad esplorare e ad approfondire. Le atmosfere vanno dalla canzone melodica all’italiana al funky (che permette di ascoltare anche accenni a un intenso «growl») con una cura dei particolari e dei suoni che è ormai un marchio di fabbrica degli arrangiamenti e della produzione di Massimiliano Pani.
Come già detto, su tutto domina la voce di Mina, intatta, splendida, agile e capace di un understatement e di un’ironia che sono il dono riservato ai grandissimi.
A Massimiliano Pani va riconosciuto il merito di cucire gli arrangiamenti attorno a questa voce straordinaria, lasciandola giustamente in primo piano nei brani più tradizionali o valorizzandone la capacità di essere uno strumento, capace di inserirsi alla pari nel discorso solistico.
Ai collezionisti interesserà sapere che già una volta prima di «Selfie» era stata usata l’immagine di una scimmia per la copertina: nel 1971 per l’album intitolato «Mina». Quello però era un cucciolo di scimpanzè, quello di «Selfie» è un macaco giapponese. Per amore della precisione.
 

lunedì 2 giugno 2014

IL CUOCO DI SALO' - Antonio Piccolo



Antonio Piccolo



Liceo Ginnasio Classico Statale
ANTONIO GENOVESI

Napoli
 


Il cuoco di Salò

da Amore nel pomeriggio (2001)

 

Alla sera vedo donne bellissime

da Venezia arrivare fin qua.

E salire le scale e frusciare

come mazzi di rose.

5          Il profumo rimane nell'aria,

quando la porta si chiude,

ed allora le immagino nude ad aspettare.

 

Sono attrici scappate da Roma

o cantanti non ancora famose,

10        che si fermano per una notte,

per una stagione.

Al mattino non hanno pudore,

quando scendono per colazione,

puoi sentirle cantare.

 

15        Se quest'acqua di lago fosse acqua di mare,

quanti pesci potrei cucinare stasera.

Anche un cuoco può essere utile in una bufera,

anche in mezzo a un naufragio si deve mangiare.

 

Che qui si fa l'Italia e si muore.

20        dalla parte sbagliata.

In una grande giornata si muore,

in una bella giornata di sole,

dalla parte sbagliata si muore.

 

E alla sera da dietro a quei monti

25        si sentono colpi non troppo lontani.

C'è chi dice che sono banditi

e chi dice americani.

Io mi chiedo che faccia faranno

a trovarmi in cucina

30        e se vorranno qualcosa per cena.

 

Se quest'acqua di lago potesse ascoltare,

quante storie potrei raccontare stasera:

quindicenni sbranati dalla primavera,

scarpe rotte, che pure gli tocca di andare.

 

35        Che qui si fa l'Italia e si muore,

dalla parte sbagliata.

In una grande giornata si muore,

in una bella giornata di sole,

dalla parte sbagliata si muore.

 

40        In una grande giornata si muore,

dalla parte sbagliata,

in una bella giornata di sole,

qui si fa l'Italia e si muore.

 

Il brano in questione, più di altri, andrebbe considerato nella sua convergenza di testo-melodia-armonia-arrangiamento-interpretazione. Grande merito va attribuito a Franco Battiato che, con il suo arrangiamento, riesce a portare ai massimi livelli il grado di disincanto e lontananza che è parte effettiva e necessaria del significante di questa canzone.

 Una canzone il cui protagonista - che parla in prima persona -, coinvolto nella grande storia, è un personaggio minore, angolare, quotidiano: un cuoco della Repubblica Sociale di Salò, nei suoi ultimi giorni. Attraverso questo espediente letterario, con cui può esimersi dall’esprimere un giudizio storico, De Gregori riesce in un’impresa titanica: da un lato, riesce a raccontare la vicenda italiana dei giovani repubblichini e di quella sorta di “guerra civile” italiana fra il settembre del ’43 e l’aprile del ’45; d’altro lato, riesce a raccontare la condizione universale di chi, nelle sue piccole scelte, si trova inconsapevolmente “dalla parte sbagliata”. Attenzione, “inconsapevolmente” non vuol dire senza colpa, ma solo senza (piena) consapevolezza. Il cuoco di Salò è una di quelle persone “grigie” di cui parla Renzo De Felice, che ha vissuto gli anni del fascismo senza nemmeno accorgersene.

 Inconscio di essere testimone della grande storia, il cuoco di Salò è preso, nella sua genuinità, dalle “donne bellissime” che gli girano intorno, cantando ed emanando un profumo che lo fa sognare, mentre lui è intento a preparare loro la colazione. Attrici e cantanti a cui lui non chiede ragione della loro presenza, ma piuttosto si concentra sul proprio ruolo: si rammarica di non poter preparare il pesce per la cena e ribadisce, più a se stesso che ad altri, tra la gente che magari combatte e perciò non ha tempo di badare a lui, la propria indispensabilità, poiché “anche in mezzo a un naufragio si deve mangiare”. “Il cuoco pensa a sé, alla sua vita, al suo lavoro: è lui nella sua piccola dimensione il centro: tutto il resto che è «la storia» fa da sfondo e risulta ai suoi occhi come occasionale incidente, ininfluente”[1].

 
Ma la grande storia fa l’ingresso nella canzone, sempre dall’ottica del cuoco. Egli non distingue il dato storico, non fa differenza fra i combattenti, vede come dato unificatore la morte. Ma non è una morte qualunque: è una morte cercata, eroica in senso epico, anche quella dei combattenti di Salò. A sottolinearlo sono le trombe che si sentono in lontananza, ma anche la frase che si pronuncia: “che qui si fa l’Italia e si muore”, citazione di Giuseppe Garibaldi, cambiata quel poco (cambio della congiunzione da “o” ad “e”) necessario per cambiare totalmente di senso. È un dato di fatto: questa è l’Italia, ma ci si ammazza fra italiani, da qualunque parte si stia, e ognuna delle due parti ritiene di stare facendo il bene del paese (il grido “Viva l’Italia!” appartiene sia alla cultura fascista che a quella antifascista). La sentenza storica c’è, però: i repubblichini muoiono “dalla parte sbagliata”. Non si tratta di una sentenza del cuoco, incosciente e ingenuamente disinformato, e nemmeno di De Gregori: “Sono loro stessi che in questo canto dicono di stare dalla parte sbagliata. Credo che questo fosse un sentimento abbastanza diffuso, forse in maniera più o meno conscia fra coloro che avevano scelto di militare nella Repubblica Sociale. Sicuramente sapevano di andare incontro ad una sconfitta storica, non solo ad una sconfitta militare”[2]. La canzone esprime una sorta di umana ed universale pietà per tutte le persone comuni che vengono trascinate e coinvolte in affari più grandi di loro, anche per i nemici che, con tutta la loro buona volontà e buona fede, lottano per il proprio ideale, anche se inequivocabilmente sbagliato. La tragedia è ancora maggiore perché si tratta di italiani contro italiani, sebbene la storiografia non abbia mai tollerato fino in fondo la visione di quel periodo come “guerra civile”. “Questa esigenza collimava con la propensione largamente diffusa a occultare il dato elementare che «anche i fascisti, nonostante tutto, erano italiani». «Italiani» non rinvia soltanto a un dato etnico. Entrambe le parti intendevano integrare «il paradigma dello Stato moderno come sovrana unità politica», poiché entrambe si sentivano rappresentanti dell’Italia intera”[3]. Lo dice lo stesso De Gregori: “Ecco, ora però il discorso sulla guerra civile o guerra di liberazione è sempre stato visto male dalla sinistra fino a una decina d’anni fa. Poi c’è stato il libro molto importante, che sicuramente alcuni di voi avranno letto, di Claudio Pavone, dove si dice una volta per tutte, e credo che questo oggi nessuno lo possa contestare, che anche quelli che combattevano dalla parte dei fascisti, anche i repubblichini, anche quelli alleati con i tedeschi, erano comunque italiani. Quindi probabilmente avevano delle motivazioni forti, patriottiche, per compiere quella scelta. Questo chiaramente non vuol dire giustificarli. Non è la canzone la sede per giustificare”[4].

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