lunedì 9 giugno 2014

Mina, esce l’album “Selfie”


 
Da La Stampa

Tredici brani che alternano atmosfere jazzistiche e sofisticate escursioni a melodie italiane. Il tutto dominato dal proverbiale magistero vocale. È «Selfie», il nuovo album di inediti di Mina. Come d’abitudine i titoli sono scelti tra la moltitudine di provini che, autori affermati e debuttanti, le inviano. Tra quelli che firmano i pezzi di «Selfie» c’è anche Don Backy che ha scritto «Fine», una classica canzone melodica all’italiana. Mina nel 1967 aveva inciso «L’immensità», nel 1976 nell’album «Singolare» aveva registrato «Nuda» e «Sognando».
I momenti migliori dell’album - in vendita da domani - sono quelli più vicini al jazz: come il brano d’apertura, «Questa donna insopportabile», una ballad in cui la sua voce vola sulle note e sugli accenti, o la squisita «Il giocattolo», una bossa in cui all’eleganza del canto fanno da contraltare assoli di chitarra, sax soprano e perfino di basso. D’altra parte sarebbe un peccato non mettere in mostra la classe dei musicisti che suonano nei dischi di Mina, che sono tra i migliori jazzisti in circolazione.
Con qualche eccezione, i nomi accreditati alla composizione di canzoni in questo album ruotano intorno a una ideale «factory» che nel tempo si è costituita intorno a Mina, tutor curiosa ed esigente, che richiede a musicisti, arrangiatori e autori eclettismo e versatilità e la capacità di essere pronti a misurarsi anche con generi e suoni che magari non sono quelli nei quali sono cresciuti, ma che lei li spinge ad esplorare e ad approfondire. Le atmosfere vanno dalla canzone melodica all’italiana al funky (che permette di ascoltare anche accenni a un intenso «growl») con una cura dei particolari e dei suoni che è ormai un marchio di fabbrica degli arrangiamenti e della produzione di Massimiliano Pani.
Come già detto, su tutto domina la voce di Mina, intatta, splendida, agile e capace di un understatement e di un’ironia che sono il dono riservato ai grandissimi.
A Massimiliano Pani va riconosciuto il merito di cucire gli arrangiamenti attorno a questa voce straordinaria, lasciandola giustamente in primo piano nei brani più tradizionali o valorizzandone la capacità di essere uno strumento, capace di inserirsi alla pari nel discorso solistico.
Ai collezionisti interesserà sapere che già una volta prima di «Selfie» era stata usata l’immagine di una scimmia per la copertina: nel 1971 per l’album intitolato «Mina». Quello però era un cucciolo di scimpanzè, quello di «Selfie» è un macaco giapponese. Per amore della precisione.
 

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