giovedì 31 ottobre 2013

LUCIO DALLA: CANZONE PER CROTONE

LUCIO DALLA A CAPOCOLONNA DEDICA UN BRANO A CROTONE. IN PASSATO L'ARTISTA APPENA SCOMPARSO APPASSIONATO DI MARE VENNE NELLA NOSTRA CITTA' CON LA PROPRIA IMBARCAZIONE PIU' VOLTE. QUESTO IL NOSTRO PICCOLO TRIBUTO AL GRANDE ARTISTA ITALIANO.

martedì 29 ottobre 2013

Addio a Lou Reed

  Addio a Lou Reed, rocker e poeta che amava camminare nella «zona selvaggia» ·



Holly viene da Miami (Florida) 
In autostop attraverso gli USA
Sfoltendo le sue sopracciglia per strada
Depilandosi le gambe lui diventò lei
Lei dice, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Lei disse, hei dolcezza
Fatti un giro nella zona selvaggia

Candy viene dall'isola
Nella camera sul retro lei era la ragazza di tutti
Ma non ha mai perso la testa
Neanche quando faceva pompini
Lei dice, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Disse, hei bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
E le ragazze di colore fanno do doo do doo..

Piccolo Joe non l'ha mai dato via a gratis
Tutti devono pagare e pagare
Una botta qui e una botta là
NY city é il luogo dove dicono, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Ho detto, Hey Joe
Fatti un giro nella zona selvaggia

Sugar Plum Fairy é venuto e batte le strade
Cercando cibo per l'anima e un posto dove mangiare
é andato da Apollo
Avresti dovuto vederlo come ci dava dentro
Loro dicono, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Ho detto, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia

Jackie é completamente fatta
Per un giorno pensava di essere James Dean
Allora ho capito che presto si sarebbe schiantata
Il Valium l'avrebbe aiutata
Diceva, Hey bambino
Fatti un giro nella zona selvaggia
Dicevo, Hey dolcezza
Fatti un giro nella zona selvaggia
E le ragazze di colore fanno do doo do doo..
Lou Reed ai tempi  in cui frequentava la factory di Andy Warhol

venerdì 25 ottobre 2013

Maria Brandon Albini



Maria Brandon Albini (1904 – 1995) scrittrice italiana del Novecento, naturalizzata francese.


Nota per essere una delle esponenti di maggior rilievo degli studi meridionalistici del secondo dopoguerra, Maria Brandon Albini nel corso di tutta la sua carriera ha cercato di far emergere una visione diversa del Sud Italia, cercando con tutte le sue forze di smentire quella che emergeva da Cristo Si è Fermato ad Eboli di Carlo Levi.

Dai suoi scritti emerge infatti un ritratto sempre critico ed articolato che però era ben lungi tanto dall’essere condizionato dal fascino di quei luoghi che lei tanto amava, quanto piuttosto dallo stereotipo che voleva il meridione dimenticato, arretrato, ma soprattutto ancorato ad una ruralità gretta e priva di speranze.
 Maria Brandon Albini - Pizzo pesca del tonno
 “Per noi italiani del Nord, il Mezzogiorno rappresenta ciò che per gli altri europei raffigura la penisola nel suo insieme; l'opposto del nostro ambiente naturale, l'evasione, la scoperta e l'esaltante magia del sole”




 Maria Brandon Albini - In cammino verso il mercato del bestiame Mileto 
 Maria Brandon Albini - Bagnara donne che tirano le reti da pesca
 Maria Brandon Albini - Santa Severina Battistero Bizantino  





giovedì 24 ottobre 2013

Il Fondaco del Fico - Viaggio in Calabria di Alexandre Dumas - Tra i due mari di Carmine Abate.


Il viaggio in Calabria fu intrapreso da Alexandre Dumas sotto falso nome nell'autunno del 1835, subito dopo aver visitato la Sicilia, in compagnia del pittore Jadin e del cane Mylord. Lo scrittore, sorpreso da una improvvisa tempesta che gli impedì di proseguire la navigazione verso nord, fu costretto a percorrere via terra, da Villa San Giovanni a Cosenza, la Calabria. 


Tappe principali del suo viaggio Scilla, Pizzo, Maida, Cosenza, durante le quali Dumas non manca di annotare sul suo taccuino di viaggio notizie storiche e fantastiche. Tra terremoti e piogge torrenziali, tra racconti gustosi e personaggi singolari, il viaggio di Dumas si trasforma così in un avventuroso racconto stilato con sagacia ed ironia.


 Estratto da una recensione di  Roberto Bertoni
La struttura del romanzo è articolata tramite un'altra metafora centrale, quella del viaggio; e di nuovo, almeno in parte, collegata al tema dell'emigrazione. I capitoli sono infatti intitolati PRIMO VIAGGIO, SECONDO VIAGGIO, TERZO VIAGGIO e QUARTO VIAGGIO; l'introduzione è denominata PARTENZA e la conclusione comprende la parola SOSTA. Il viaggio è nel tempo e nello spazio.
Il percorso temporale è relativo alla trasmissione ereditaria di una locanda, il Fondaco del Fico. Ci sono infatti riferimenti allo scrittore Dumas, che insieme all'artista Jadin si sarebbe fermato nel 1835 in una proprietà della famiglia protagonista del romanzo, il Fondaco del Fico, di cui è rimasto, trasmesso da varie generazioni, uno scrigno contenente un libro di Dumas e un disegno di Jadin (p. 36 e 197). Il fondaco del Fico è l'elemento di unificazione epocale: una locanda appartenuta all'antenato Gioacchino Bellusci, poi passato al figlio di lui, Focubellu, ma distrutto nel 1865 dall'esercito italiano per catturare dei briganti che si erano lì rifugiati, dietro un compenso in danaro insufficiente per ricostruire. Il figlio di Focubellu, Gioacchino, di ritorno dall'America dove era emigrato, non possedendo abbastanza denaro per ricostruire il Fondaco, avvia una macelleria, che trasmette al figlio Giorgio Bellusci, nonno di Florian (pp. 103-11).

Il desiderio principale di Giorgio Bellusci è quello di ricostruire il Fondaco. Ci prova, ma la mafia lo minaccia, richiedendo il pizzo, per cui Giorgio perde la testa e uccide chi cerca di perpetraree l'estorsione, dovendo così subire sette anni e mezzo di carcere. Uscito dal carcere, si rimette al lavoro, ma un'esplosione fa saltare la nuova costruzione quasi terminata. Giorgio non si dà per vinto e si rimette al lavoro, fino a quando, in viaggio per la Calabria assieme all'amico fotografo Hans Heumann, vengono tutti e due uccisi dalla mafia: "volevano dimostrare chi è più forte e l'hanno fatto" (p. 150). Il motivo sociopolitico del romanzo, assieme all'immigrazione, è appunto la malavita organizzata e la sua penetrazione nella struttura sociale calabra, con la punizione di chi non si sottomette.

Tutto questo, assieme ad altre notizie sulla vita della famiglia del protagonista (sia quella tedesca che quella calbrese), lo veniamo a sapere poco per volta, in una strutturazione orchestrata con complessità sebbene di agevole lettura e non disposta in modo cronologico. Il primo viaggio è quello di Giorgio Bellusci dalla Calabria alla Puglia per andare a chiedere in sposa Patrizia. È così che Giorgio conosce Hans Neumann negli anni Cinquanta. Il secondo viaggio è quello della madre di Florian per la Germania, dove conosce Klaus, il figlio di Hans, e lo sposa: avranno due figli, Florian e Marco. Il terzo viaggio è quello di Florian a Roccalba, dove decide di andare a vivere dopo la maturità (è a lui che resterà il Fondaco del Fico dopo la morte del nonno); Florian si fidanza con Martina, una giovane di Roccalba con cui alla fine della storia ha costituito una famiglia. Il quarto viaggio è quello di Giorgio e Hans sullo stesso itinerario che già avevano pecorso da giovani e verso la morte.

Altri elementi sono i contrasti, oltre che le unità familiari: la famiglia come microcosmo sociale, più unita quella italiana e con rapporti di distanza tra Klaus e Hans in quella tedesca.

Scritto in un linguaggio standard, ma con questa complessità compositiva e di motivi, e con riferimenti linguistici più alla vita quotidiana e al folclore che ai linguaggi mediatici e televisivi, si tratta senz'altro di un romanzo importante e di buona qualità letteraria.

lunedì 21 ottobre 2013

Per non dimenticare



 In occasione della giornata della legalità, si è svolto nell'aula magna del Liceo classico Pitagora di crotone  un convegno per ricordare il piccolo Dodò ucciso dalla mafia mentre giocava a pallone. Nell'occasione è stato proiettato un video (di seguito riportato) che ripercorre i momenti più salienti della sua breve vita.  invitano i docenti a promuovere iniziative didattiche per gli studenti.

 Articolo dal Programma Rai "Chi l'ha visto"
Adorava il calcio, fare la schedina, aveva tutti i pensieri e i gesti degli appassionati del calcio, sin da quando era piccolissimo. E su un campo di calcio è morto. Domenico Gabriele, detto Dodò, aveva 11 anni. E’ morto per sbaglio. Se per sbaglio si può morire, così su un campo di calcetto a Crotone, vittima innocente di un regolamento di conti tra ‘drine. Storie di spaccio ed estorsioni.
E’ morto il 20 settembre 2009, dopo tre mesi di coma. I suoi funerali si sono tenuti il 22. Era un bambino allegro, intelligente, a scuola andava bene.Aveva scritto una lettera al presidente Berlusconi per chiedere aiuto per la sua famiglia: “Tu dai i soldi alle famiglie numerose, e a noi che siamo disoccupati? Io per questo non ho un fratello o una sorella, perché mio padre non se lo poteva permettere".
Giovanni, il padre, viveva di lavori precari e durante l’agonia di Dodò ha dovuto fare anche i conti con il taglio della corrente elettrica, perché non erano riusciti a pagare una bolletta. Una casa semplice, spoglia, tra le campagne della frazione di Canneto.
Se n’è andato dopo un’agonia di tre mesi. Era la sera del 25 giugno 2009  quando un sicario sparò all'impazzata sul campetto di calcio dove correva anche lui, nella contrada Margherita, alla periferia nord di Crotone. Il killer mirava a Gabriele Marrazzo, un emergente della mala locale, che inseguiva la stessa palla. Oltre al morto, dieci feriti, compreso Domenico. 



sabato 19 ottobre 2013

Il Sud visto dagli stranieri .

Lo scrittore inglese George Gissing (18571903) possedeva una vasta cultura umanistica e manifestò sempre un interesse letterario e umano per il mondo classico. In Sulla riva dello Jonio narrò le impressioni del viaggio da lui compiuto nel 1897 sulle coste del mar Ionio cercando inizialmente di ripercorrere l'itinerario descritto dall'archeologo francese François Lenormant nell'opera La Grande Grèce. L'itinerario di Gissing sarà invece ripercorso qualche anno dopo da Norman Douglas in Old Calabria.
L'autore si imbarca a Napoli per Paola e fa tappa innanzitutto a Cosenza, attratto dalla leggenda di Alarico. Si reca a Taranto in treno. Ritorna in Calabria e a Cotrone, l'odierna Crotone, ha un grave attacco di malaria. Qui conosce il medico Riccardo Sculco e la guardia civica, responsabile dei giardini pubblici Giulio Marino, a cui dedica belle pagine. Convalescente, si reca a Catanzaro, una città di origine bizantina e quindi sulla carta poco interessante agli occhi di un classicista, dove la bellezza della natura e l'ospitalità degli abitanti facilitano il recupero della salute. Da Catanzaro si reca a Squillace, dove rende omaggio a Cassiodoro, e prosegue infine per Reggio di Calabria, nel cui museo archeologico Gissing trova traccia del passaggio di Lenormant.




Vecchia Calabria di Norman Douglas  è giudicato uno dei migliori libri di viaggio sulla Calabria. L'autore ripercorre l'itinerario, da Lucera a Crotone, descritto in due precedenti reportage di viaggio: La Grande Grèce dell'archeologo francese François Lenormant e Sulla riva dello Jonio (By the Ionian Sea) dell'inglese George Gissing. Douglas si interessa soprattutto al paesaggio, esotico e lussureggiante, e agli abitanti, ricchi di vitalità, facendo spesso riferimento all'archeologia e alle vicende storiche dell'età classica. Nonostante le dotte citazioni e i riferimenti letterari, nel testo di Douglas sono frequenti le considerazioni sulle condizioni sociali ed economiche della Calabria dei primi del XX secolo (per es., la malaria o il brigante Giuseppe Musolino). Per Douglas l'ambiente calabrese, pur aspro e difficile, contrasta con la "patologica mestizia degli uomini del Nord Europa".
Douglas parla anche di alcune zone della Basilicata, soprattutto il Pollino e Venosa, ove espresse anche un elogio ad un monumento della città di Orazio, il Complesso della SS. Trinità.

                                     ( Il giornalista e scrittore Philippe Broussard)

Philippe Broussard, inviato speciale del quotidiano francese Le Monde e del settimanale L’Espress, visitò Crotone alla fine di marzo del 2006 durante un suo viaggio nel meridione. Di seguito una parte dell’articolo su Crotone.

“Ecco Crotone, 60.000 abitanti. Comune sinistrato vicino al mare. Il suo sindaco è un esponente dell’estrema destra che ama tanto le statue che evocano il fascismo, da aver fatto erigere un gladio gigante su una collina dei dintorni.
Ma il Paese conosce Crotone per un altro motivo: migliaia di clandestini, arrestati in tutto il Sud transitano per questa città priva di fascino.
Il centro di trattenimento situato di fronte all’aeroporto, è il più grande d’Europa. Alcuni stranieri che vi soggiornano sono poi espulsi tramite charter. Altri, per lo più originari dei paesi in guerra, possono beneficiare di un permesso di soggiorno provvisorio. Tentano allora di lavorare in nero o di prendere il treno per il Nord.
Qualche sudanese senza soldi occupa una casa in rovina vicino alla stazione. Un terreno incolto li separa dagli alloggi popolari italiani, ma nessuno viene mai a trovarli. Il Sud è anche questo: una terra così vicina all’Africa che a volte le sembra di subire la miseria del mondo. Gli stranieri non sono i soli a voler partire. La maggior parte dei giovani laureati non hanno scelta: la Calabria non ha niente da offrire. [...]
L’emigrazione odierna, a differenza di quanto avveniva in passato, riguarda una sorta di fuga di cervelli, vale a dire personale qualificato, in direzione di territori più produttivi e gratificanti sotto il profilo della remunerazione.
Crotone rischia di diventare una città di anziani e di raccomandati incapaci, il fenomeno viene vituperato con fieri accenti di sdegno e lamentele con torrentizie, calde, lacrime, degne del teatro di Euripide, da ogni forza politica in campo. Ciò non toglie che tutto continui a scorrere secondo il suo corso”. [...]

Philippe Broussard, L’Italie d’en bas, L’Espress, Parigi, 6 aprile 2006

(Dal Blog Storia di Scandale di Luigi Santoro)


domenica 13 ottobre 2013

Ligabue - "Il sale della terra"

Bellissima canzone del Liga, semplicemente uno spaccato Italiano oggi.

Ligabue ci spiega il Mr. Hyde che è in noi, quel mostro che idolatra il denaro, il “sale della terra”. Perché lui, imperturbabile e fermo, lui che non scende a compromessi, lui che non lascia spazio alle ambiguità, lui sì, lui può

In questo periodo fosco in cui ogni cosa è vera insieme al suo contrario rubando le parole a Bertolt Brecht “di ordinato disordine, di meditato arbitrio, di umanità disumanata”- un uomo rimane impavido nell’occhio del ciclone offrendo il suo volto, serio ma benevolo, come specchio rassicurante sulla buona volontà del nostro popolo.
Quirinale a parte, si tratta di Luciano Ligabue che con l’imperturbabilità di Alce Nero marcia silenzioso in mezzo alla folla di una qualsiasi metropoli, mentre il testo del suo ultimo Il Sale della Terra scorre in un “sottopancia” dello schermo, richiamando il rincorrersi delle notizie nei telegiornali.
Traffico, gente, fari delle auto che sembrano un fiume inarrestabile… un sapore gradevolmente “vintage”-apocalittico di tempi felici in cui la tv era il “medium” demoniaco attraverso il quale passava il condizionamento delle menti comuni. “Koyanisquaatsi” ora come allora.
E Luciano, come il grande capo pellerossa, parla. O meglio, elenca con una serie di metafore quello che rappresenta la parte peggiore dell’animus italiano, quel Mr Hyde che è nascosto nelle pieghe del più integro dei cittadini, il corrotto&corruttore che portiamo sulla schiena da millenni noi, nati nel Paese più bello del mondo.
È così Luciano, assolutamente, definitivamente italiano, ruvido e saporito come le tagliatelle della sua Emilia. Non sorprende, non tradisce, non fa mai temere la fuga verso panorami diversi che creino sgomento nell’ascoltatore. Granitico nelle schitarrate ed esemplarmente ripetitivo nelle melodie (veramente per lui il tempo sembra non passare, questo pezzo potrebbe essere stato scritto trent’anni fa) costituisce una certezza per chi nella musica cerca una voce forte e solida per esprimere quei sentimenti primari che -chi più chi meno– muovono tutti noi.
Ma il richiamo alla saggezza dei Nativi Americani non è solo visivo: il brano si apre con un lungo vocalizzo, quasi l’inizio di una nenia sacra o di un canto di guerra, sul quale subito si innesta la lista dei peccati per nulla originali di chi dietro una maschera sorridente nasconde l’artiglio del ladrone e fa sua ogni cosa beffandosi di una legge che può essere comunque aggirata.
Il sale della terra, di biblica memoria, ha qui un significato opposto, negativo, perverso. È il denaro, la squallida manciata di quattrini che –a scanso di equivoci– il regista non manca di mostrare più volte rovesciarsi sulla folla ignara che percorre New York. Già perché il Liga ha girato laggiù, nel cuore oscuro del capitalismo, come dicevano i nostri nonni.
Ligabue-Alce Nero non vuole intrattenere o divertire: lui parla, o canta –più o meno allo stesso modo– con un messaggio chiaro in cui non c’è spazio per l’ambiguità. Il bene è bene e il male è male.

Dal sito Music Post: Margherita Laurenti

Il sale della terra


Ligabue

Yeee yeee...

Siamo la sorpresa di tre vetri scuri
Siamo la risata dentro al tunnel degli orrori
Siamo la promessa che non costa niente
Siamo la chiarezza che voleva molta gente!

Siamo il capitano che mi fa l’inchino
Siamo la ragazza nel bel mezzo dell’inchino
Siamo i trucchi nuovi per i maghi vecchi
Siamo le ragazze nella sala degli specchi!
Siamo il culo sulla sedia, il dramma, la commedia,
il facile rimedio!
Siamo l’arroganza che non ha paura;
Siamo quelli a cui non devi chiedere fattura!

Siamo yeee yeee… il sale della terra!
Siamo yeee yeee… il sale della terra!

Siamo l’opinione sotto il libro paga
Siamo le riunioni qui nel retro di bottega
Siamo le figure dietro le figure
Siamo la vergogna che fingiamo di provare!
Siamo il culo sulla sedia, la farsa, la tragedia,
il forte sotto assedio!
Siamo la vittoria e la tradizione
Siamo furbi che più furbi di così si muore.

Siamo yeee yeee… il sale della terra!
Siamo yeee yeee… il sale della terra!

Siamo la freddezza che non ha paura
Siamo quel tappeto steso sulla spazzatura!
Siamo la Mont Blanc con cui ti faccio fuori
Siamo la risata dentro al tunnel degli orrori!

Siamo yeee yeee… il sale della terra!
Siamo yeee yeee… il sale della terra!
Siamo yeee yeee… il sale della terra!
Siamo yeee yeee… il sale della terra!
yeee yeee…
yeee yeee…

martedì 8 ottobre 2013

La riforma agraria in Calabria e in Lucania.

Fanfani in Calabria nella zona di Crotone per l'attuazione della Riforma agraria; distribuzione delle terre anche in Lucania.
Descrizione sequenze:braccianti e contadini in piazza con cartelli ascoltano il discorso di Cagliotti e accolgono Fanfani ; A Fanfani è illustrato il piano di spartizione delle terre dal professor Cagliotti; i due sono circondati dalla folla di contadini ; Fanfani consegna ai contadini i titoli di proprietà ; donne nella folla applaudono ; contadini su un carro ; contadini attorno a un tavolo all'aperto discutono; un uomo firma carte per la cesione dei terreni ; contadini lavorano i lotti di terra con i picconi ; la terra viene dissodata con erpici aratri meccanici ;

martedì 1 ottobre 2013

Frappanticchio - A fatiga dù poviru



                                (foto archivio fotografico Aprigliano )

 A FATIGA DU’ POVIRU

Cumpa’ dicia nu poviru scuntientu ,

a ru cumpari sua, mentri zappava

cu nu patruni avaro, a poca paga,

nuva campamu i pani, no di vientu;

quindi hamu fatigari . E suspirava …..



Cumpà dissa l’atru, chi bua fari ?

E’ d’accussì , u ci stamu a pinsari ;

quando putimu jamu ad ancuna rasa

e fatigamu quando no a ra casa e ni

ripusamu.



E guarda a ru cumpari!

Ija ci piansu, dissa ru primu ,

tirandu ara pippa… u ra viditi ?

E’ propriu intra u mienzu e cura manu,

 facia signu a ra trippa:



chissa è ra mia, e a ra casa ci sunu l’atri

e su ci piensu ija ca sugnu patri,

chini pricura ra benzina ?

E senza chissa, a machina camina ?

No certamente…… Allura fatigamu

quando puva murimu, ni ripusamu.


Frappanticchio