domenica 9 ottobre 2011

JENNU A VVIRDEDDRI


Oggi dopo l'abbondante  pioggia di ieri prima giornata per la raccolta  delle lumache (virdeddri) .  A Scandale , come nel resto del crotonese , ancora oggi, tutto si svolge come in un antico arcaico rituale di raccolta. Di prima mattina, appena smette di piovere, si esce dal paese, si parcheggia l'auto sul ciglio della strada principale e si prosegue a piedi nei fangosi terreni ricchi di sterpaglie, per percorrere sentieri antichi, rinomati da sempre come luoghi di raccolta. L'occorrente necessario per la raccolta di questo prelibato mollusco terrestre è semplice e facile da reperire: un ombrello da tenere sotto braccio per l'occorrenza, una busta di plastica per raccogliere le lumache trovate, stivali di gomma o scarpe vecchie per ripararsi dal fango.

Il periodo ottimale per la raccolta delle lumache, chiamate in dialetto calabrese in vari modi a seconda della località (virdeddri, vermituri, mussimoddhi, ‘mporteddhati ecc.) avviene dopo le prime piogge autunnali, non appena il terreno inzuppato d’acqua sveglia le lumache in letargo e le induce a tornare in superficie per cibarsi e accoppiarsi.
I Virdeddrari   a Scandale come nei paesi vicini sono numerosi, decine di uomini, donne e bambini erranti che battono il terreno fangoso palmo a palmo, centimetro dopo centimetro, per centinaia e centinaia di metri. Il periodo di raccolta dura solo pochi giorni, poi le lumache (i virdeddri)  trovate vengono messe in una pentola dai bordi cosparsi di sale o dal coperchio semiaperto, per farle respirare, depurare e purificare, prima di essere cotte tradizionalmente, in brodo, alla calabrese  con pomodoro e tanto peperoncino piccante.
Mentre I VERMITURI   essendo  in letargo e isolati da una barriera biancastra che le lumache secernano per sigillarsi dentro “casa”, sono stanate con oculatezza dai “vermiturari” uomini che scrutando la superficie del terreno brullo si accorgono della lieve protuberanza sotto cui si cela la lumaca, e, con delle zappette apposite riescono a raccoglierle senza schiacciarle.
Del Prof.  Elio Cortese  da  ’U tempu ’i ’na vota,
“pietra miliare della letteratura poetica in vernacolo crotonese “

JENNU A  VVIRDEDDRI
A Ccutròni, i chisti tempi,
cc’è nn’usanza ch’è nu ritu .
Picculi e ranni,
smaniusi e prescialori,
ppì ttimpuni e mmuntagneddri,
ammenz’a ttroppi e ccanaluni,
arrancanu, scarminiannu,
ppi ccugghjiri sti virdeddri.

 ‘U vutari è nata cosa.
 Na  piònica cumminati
E cchjni i crita mprascati,
ma ngloriati da cugghjuta,
sport’i  virdeddri
portun’a  ri mani
com’ù  scettru e nu riàli.

E doppu ca coddra ru sulu    
E senza jatari cala ra sira,
c’abbrazza e nnazzica
natura e ccriaturi,
si cucinunu sti virdeddri
spommicati e llavati,
ccu nu sucu vrudusu  vrudusu,
pirò  mpipatu e sapurusu.

Si fa  ffesta nt’ì famigghj
e si truzza ccu ll’amici
pi ru cavudu ca s’alluntana.
Si ricogghjunu i pirzuni
e  ru pettu si quadijunu
a ru focu d’a cumpagnia.

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